vado o non vado a vederli dal vivo?
mi sa di no...
30 settembre 2018
29 settembre 2018
28 settembre 2018
Ben Howard, Another Friday Night / Hot Heavy Summer / Sister (2018)
singolo
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27 settembre 2018
26 settembre 2018
25 settembre 2018
Sleaford Mods, Sleaford Mods EP (2018
steeck in ai fivey annd gowey
a woo woo woo
a woo woo woo
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24 settembre 2018
23 settembre 2018
22 settembre 2018
21 settembre 2018
20 settembre 2018
19 settembre 2018
18 settembre 2018
17 settembre 2018
16 settembre 2018
davis/coltrane
Miles Davis & John Coltrane, The Final Tour: The Bootleg Series, Vol. 6 (2018)
John Coltrane, Both Directions At Once: The Lost Album (Deluxe Version) (2018)
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15 settembre 2018
14 settembre 2018
13 settembre 2018
12 settembre 2018
11 settembre 2018
10 settembre 2018
09 settembre 2018
milano rock
Questo weekend sono stato a un paio di concerti di milano rock.
Venerdì un gradito cadeau a sorpresa di due biglietti omaggio per i national + franz ferdinand, sabato thirty seconds to mars e mike shinoda. I franz ferdinand non li abbiamo visti, the national molto bravi, mi piacciono anche dal vivo, avremmo dovuto comprarli. Quindi visto che erano gratis goduria doppia. Shinoda francamente indifferente: risposta c) non so/non rispondo. Non mi aspettavo nulla, e nulla mi è arrivato.
Quello che davvero ha cambiato in peggio la serata (e il mio umore) è stato lo show dei thirty seconds to mars: mi hanno fatto veramente cagare. Dopo 2 minuti non vedevo l’ora che finisse, avrei pagato il biglietto un’altra volta (122 fottuti euro per due!) per andarmene subito. E invece ho sofferto fino alla fine. Probabilmente ero proprio io a essere sbagliato in quel posto, ma che mi ricordi, in tutti i concerti a cui ho assistito, anche in quelli che non mi hanno entusiasmato, non ho mai provato questa orrenda sensazione. Non voler essere in un posto, soprattutto in quanto concerto, e io adoro sentire la musica dal vivo, soffrire così mi indispone a dismisura, per usare un eufemismo.
Certo, ci sono le brutte malattie, le guerre, le carestie, le epidemie, la gente che muore di fame, le vittime dei pedofili, tanto odio, malessere e malvagità che il genere umano non si fa mai mancare. Ma nell’effimero e seppur emozionante e coinvolgente mondo dell’intrattenimento culturale, non dovrebbe mai succedere di ritrovarsi a volere il male di chi sta sul palco, al punto di vergognarsi per aver provato un sentimento del genere. Avrei dovuto andar via, quanto meno allontanarmi da quel posto, dissociarmi fisicamente. Ma non volevo deludere chi mi accompagnava, che ci teneva a esserci e che sopporta così pazientemente le mie improponibili proposte musicali. Quindi va bene così. Vanno bene le inutili mossettine a fare da contrappunto a un insulso sottofondo sonoro. Va bene lo scontatissimo frullato di glam rock strasentito, con una punta di emo e uno tsunami di piacioneria di mr figone. Ma per favore non chiamatelo alternative rock.
Peccato, jared leto fino a poche ore fa piaceva anche a me. Perché è anche simpatico, o così mi sembrava. La sua musica mi faceva comunque cagare, ma nulla di personale. Vuoi andare a vedere i thirty seconds? Sei sicura? Vabbè, allora ok. Ma chi se li immaginava così? Forse sto cominciando a essere vecchio, o forse non mi va di perdere tempo a fare cose che non mi va di fare. Citazione banale e scontata, ma mai vera come stasera. Mi sento due ore più vicino al nulla cosmico.
Venerdì un gradito cadeau a sorpresa di due biglietti omaggio per i national + franz ferdinand, sabato thirty seconds to mars e mike shinoda. I franz ferdinand non li abbiamo visti, the national molto bravi, mi piacciono anche dal vivo, avremmo dovuto comprarli. Quindi visto che erano gratis goduria doppia. Shinoda francamente indifferente: risposta c) non so/non rispondo. Non mi aspettavo nulla, e nulla mi è arrivato.
Quello che davvero ha cambiato in peggio la serata (e il mio umore) è stato lo show dei thirty seconds to mars: mi hanno fatto veramente cagare. Dopo 2 minuti non vedevo l’ora che finisse, avrei pagato il biglietto un’altra volta (122 fottuti euro per due!) per andarmene subito. E invece ho sofferto fino alla fine. Probabilmente ero proprio io a essere sbagliato in quel posto, ma che mi ricordi, in tutti i concerti a cui ho assistito, anche in quelli che non mi hanno entusiasmato, non ho mai provato questa orrenda sensazione. Non voler essere in un posto, soprattutto in quanto concerto, e io adoro sentire la musica dal vivo, soffrire così mi indispone a dismisura, per usare un eufemismo.
Certo, ci sono le brutte malattie, le guerre, le carestie, le epidemie, la gente che muore di fame, le vittime dei pedofili, tanto odio, malessere e malvagità che il genere umano non si fa mai mancare. Ma nell’effimero e seppur emozionante e coinvolgente mondo dell’intrattenimento culturale, non dovrebbe mai succedere di ritrovarsi a volere il male di chi sta sul palco, al punto di vergognarsi per aver provato un sentimento del genere. Avrei dovuto andar via, quanto meno allontanarmi da quel posto, dissociarmi fisicamente. Ma non volevo deludere chi mi accompagnava, che ci teneva a esserci e che sopporta così pazientemente le mie improponibili proposte musicali. Quindi va bene così. Vanno bene le inutili mossettine a fare da contrappunto a un insulso sottofondo sonoro. Va bene lo scontatissimo frullato di glam rock strasentito, con una punta di emo e uno tsunami di piacioneria di mr figone. Ma per favore non chiamatelo alternative rock.
Peccato, jared leto fino a poche ore fa piaceva anche a me. Perché è anche simpatico, o così mi sembrava. La sua musica mi faceva comunque cagare, ma nulla di personale. Vuoi andare a vedere i thirty seconds? Sei sicura? Vabbè, allora ok. Ma chi se li immaginava così? Forse sto cominciando a essere vecchio, o forse non mi va di perdere tempo a fare cose che non mi va di fare. Citazione banale e scontata, ma mai vera come stasera. Mi sento due ore più vicino al nulla cosmico.
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08 settembre 2018
Mr. Island, Tropical Sound Machine (2018)
esotico, estivo e ovviamente tropical
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07 settembre 2018
06 settembre 2018
Yatri N. Niehaus, Stella Polaris Ulloriarsuaq (2017)
documentario sulla progressiva scomparsa di una popolazione del circolo polare artico a causa di politiche scellerate e del cambiamento climatico
no, purtoppo. peeesanteee
non tutti nascono werner herzog
Stella Polaris Ulloriarsuaq Documentary Trailer from reflektorfilm on Vimeo.
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04 settembre 2018
03 settembre 2018
02 settembre 2018
01 settembre 2018
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