31 ottobre 2007

Tracy Chapman - Let It Rain (2002)


2002, subito dopo il best of, uno snodo nella carriera. Arriva Let It Rain. Che è bellissimo. Perché le canzoni che lo compongono sono belle o bellissime. Intense ed emozionanti, da ascoltare e riascoltare e riascoltare. Non ci sono molti artisti in grado di scrivere così. Niente fuochi d'artificio, solo vibrante normalità. 4,5







Let it rain
Let it flood these streets and wash me away
To where it makes no difference who I am
Or what the future holds
When I don't know

But give me hope
That help is coming
When I need it most
Give me hope
That help is coming
When I need it most

NPR

22/10/2007 Stars in concerto su NPR 1,5
24/10/2007 Spoon in concerto su NPR 2

30 ottobre 2007

Bruce Springsteen - Magic (2007)

Un nuovo album di BS non è mai banale, almeno per me, anche se sembra poco (o meno) ispirato, come questo.
I riferimenti sono sempre gli stessi, quelli del mondo springsteeniano quando si coniuga con la E-Street Band, meno intimista e per certi versi meno pessimista, più mainstream: amore, guerra, amici - presenti e scomparsi, gioia e lacrime, insomma vita di tutti i giorni. Più vicino a Human/Town e più lontano dai "solitari" The Rising o Devils and Dust, accantonando (almeno apparentemente e si spera non definivamente) l'onda folk del tributo a Pete Seeger e del suo figliolo Live in Dublin (mxm_04). Non memorabile, ma godibile. 2,5

Watson 'shock': ''Neri africani meno intelligenti di bianchi''


Roma, 17 ott. (Adnkronos Salute) - "Le persone di colore africane sono meno intelligenti dei bianchi". Questa l'affermazione shock pronunciata non da una persona qualunque, ma dal premio Nobel per la medicina, il genetista James Watson(nella foto). Lo scienziato, che ha svelato i segreti del Dna, ha spiegato, durante un ciclo di visite nel Regno Unito per la presentare un suo libro, che "la teoria secondo cui la capacità raziocinante è uguale per tutti gli uomini, è falsa".

Le frasi finite sotto accusa sono riportate dal quotidiano britannico 'The Indipendent', e riaprono antiche e mai sopite dispute sui presunti livelli di intelligenza dell'uomo a seconda dell'etnia di appartenenza. "Le politiche occidentali nei confronti dei Paesi africani - ha detto il 79enne Watson, parlando del rapporto tra scienza e 'razze' - sono basate su un errore di fondo. Cioè sull'assunzione che le persone di colore sono tanto intelligenti quanto i bianchi. Mentre i risultati nei test rivelerebbero il contrario". E come se non bastasse, ha aggiunto che "entro una decina d'anni saremo in grado di identificare i geni responsabili delle differenze tra le intelligenze". Per poi dare il colpo di grazia al 'politically correct' affermando: "Chiunque abbia avuto a che fare con un impiegato di colore sa che non è vero che tutti gli uomini sono uguali".

Un punto di vista che anticiperebbe frasi contenute nel libro di prossima pubblicazione a firma di Watson: 'Avoid boring people: lessons from a life in science'. Scorrendo le pagine si legge: "Non c'è alcuna solida ragione per affermare che le capacità intellettuali di popolazioni separate geograficamente nella loro evoluzione si siano sviluppate in maniera identica. La nostra volontà di assegnare a tutti, in maniera uguale, le medesime capacità intellettive non è sufficiente a provare che si tratti della realtà". Tutte affermazioni 'bomba' che la Equality and Human Rights Commission ha detto di voler analizzare nella loro interezza per decidere se si tratti o meno di espressioni di razzismo.

E' un fatto, però, che le frasi di Watson riaccendono un dibattito scientifico aperto nel 1990 dal libro 'The Bell Curve', scritto tra gli altri dallo scienziato Usa Charles Murray. In quel volume si sosteneva, come oggi da Watson, che la genetica determina anche differenti quozienti intellettivi. E dunque le differenti etnie hanno intelligenze diverse. Allora come ora anche la comunità scientifica stigmatizza queste dichiarazioni, bollandole come non scientifiche, prive di fondamento e in realtà frutto di pregiudizi personali.

Il genetista oggi nella bufera non è nuovo però a dichiarazioni 'eretiche'. La comunità scientifica mondiale, pur riconoscendogli il merito di aver aperto la strada della genetica, lo ha sempre considerato una 'testa calda'. Solo dieci anni fa Watson aveva sostenuto che "se fosse possibile avere un test genetico in grado di determinare l'orientamento sessuale del feto, l'aborto sarebbe giustificabile qualora la futura mamma dovesse scoprire che il bambino sarebbe omosessuale". Una frase che cercò di stemperare definendo "ipotetica" la scelta della donna "che non sarà mai possibile attuare". E ancora, il genetista avrebbe teorizzato un collegamento tra l'attività sessuale e il colore della pelle. Secondo questa ipotesi "le persone di colore hanno una maggiore libido". Altra frase a effetto targata Watson, quella secondo cui, prima o poi, "sarà possibile curare la stupidità grazie allo screening e all'ingegneria genetica". E gli possono essere attribuiti anche sconfinamenti vagamente sessisti secondo cui "nel futuro potrebbe diventare realtà la manipolazione dei geni in modo da far nascere solo ragazze belle".
(Adn-Kronos, 17/10/2007)

27 ottobre 2007

In a world where billions believe their deity conceived a mortal child with a virgin human, it's stunning how little imagination most people display

Chuck Palaniuk

Caso Sme: assolto Silvio Berlusconi

Il capo dell'opposizione Silvio Berlusconi, è stato oggi assolto definitivamente dalla sesta sezione penale della Corte di Cassazione dall'accusa di corruzione nell'ambito della vicenda Sme. L'ex premier era accusato di aver versato al suo avvocato Cesare Previti oltre 400mila dollari per corrompere il Giudice Renato Squillante e comprare una sentenza. Il verdetto di assoluzione è curioso, considerando che sia Previti che il Magistrato sono stati condannati per questa vicenda (si direbbe che Previti abbia comprato la sentenza per favorire Berlusconi senza che Berlusconi ne fosse al corrente e tra l'altro pagando di tasca sua).
In ogni modo, oggi il Cavaliere puó festeggiare la conclusione di una vicenda che per lunghissimo tempo lo ha visto sul banco degli imputati.
"E' stata una lunga battaglia - ha commentato - questo dimostra come la giustizia sia stata utilizzata a fini di lotta politica".

(centomovimenti.com - 26 OTTOBRE 2007)

26 ottobre 2007

(2006) Squarepusher - Hello Everything


pasticcio techno anni 80 drum n bass electrokraut ambient. non esattamente quello che mi aspettavo... Ø

Anche SW muove l'alfiere


My Dearest Friends and Fans,

It is my greatest honor to present to you The Inevitable Rise and Liberation of NiggyTardust!, my new album produced by Trent Reznor and mixed by Alan Moulder. The wall of sound that we've created is tagged with such graffiti that a passerby would seek out doors and ways to ENTER. Once inside a world defined by dreams come true they'd find aligned with the simplest act of sharing what we treasure. Most people aren't aware of the world of art and commerce where exploitation strips each artist down to nigger. Each label, like apartheid, multiplies us by our divide and whips us 'til we conform to lesser figures. What falls between the cracks is a pile of records stacked to the heights of talents hidden from the sun. Yet the energy they put into popularizing smut makes a star of a shiny polished gun. The ballot or the bullet for Mohawk or the mullet is a choice between new times and dying days. And the only way to choose is to jump ship from old truths and trust dolphins as we swim through changing ways. The ways of middlemen proves to be just a passing trend. We need no priests to talk to God. No phone to call her. And when you click the link below, i think it fair that you should know that your purchase will make middlemen much poorer...

NiggyTardust!

love,

Saul


e infatti:








devo fare qualcosa per questi sensi di colpa...

25 ottobre 2007

Faithless - To All New Arrivals (2006)


Interessante e piacevole, a chi piace il genere. 2,5

24 ottobre 2007

The Chemical Brothers - We Are the Night (2007)

Purtroppo l'interesse per un nuovo album dei Chemical oggi è legato a quei due-tre pezzi orecchiabili che si elevano dal grigiume e che fanno rimpiangere I Bei Tempi Andati. Niente più groove niente più sound niente più idee e cavalcate chimiche endorfiniche. 1,5

Ben Harper - Lifeline (2007)


L'album parigino di Ben Harper, soliti bassi e alti(ssimi), purtroppo meno alti del solito. Il suono in presa diretta si sente, lo studiolo si sente eccome, sembra registrato nel tinello, e ci piace. Ma non si è scrollato di dosso la polvere country easy listening rock, che da un lato lo fa belare meno - ed è un be-e-e-ene -, dall'altra disorienta, c'è un generale appiattimento verso il basso, mancano le canzoni di ben, manca quel sentimento antico, sembra un album scritto da un anonimo qualunque e interpretato da b.h. Un esempio su tutti Needed You Tonight, che appartiene al filone del ben harper più ispirato, il quale per qualche inspiegato motivo decide di tarparla/inscatolarla/banalizzarla/compattarla. 2

Ben Harper and the Blind Boys of Alabama - There Will Be a Light (2004)


Classic + country + christian rock per serate uggiose in macchina e per gente astemia. 2

Screaming trees

















1986-87: una certa urgenza rock (Clairvoyance e Even if and especially when); 1988-91: la paz-zia punk (Invisible Lantern, Buzz factory e Something About Today); 1991: la svolta (Uncle Anesthesia); 1992: l'ispirazione (Nearly lost you/Sweet Oblivion); 1996: fuori dall'oblivion - un occhio indietro e uno avanti (Dust). pausa

Due da nada



(2001) L'amore è fortissimo e il corpo no. Interessante. 2,5
(2004) Tutto l'amore che mi manca. Poco ispirato. 2
"La notizia dell'avocazione da parte della Procura Generale dell'inchiesta Why Not al Procuratore De Magistris e' di quelle che lascia senza fiato.
Solo un'altra volta nella mia vita mi ero trovato in questo stato d'animo.
Era il 19 Luglio del 1992 e avevo appena sentito al telegiornale la notizia dell'attentato il cui scopo non era altri che quello di impedire ad un Giudice che, nelle sue indagini, era arrivato troppo vicino all'origine del cancro che corrode la vita dello Stato Italiano, di procedere sulla sua strrada.
Morto Paolo Borsellino l'ignobile patto avviato tra lo Stato Italiano e la criminalita' mafiosa aveva potuto seguire il suo corso ed oggi vediamo le conseguenze del degrado morale a cui questo scellerato patto ha portato.
Ieri era stato necessario uccidere uno dopo l'altro due giudici che, da soli, combattevano una lotta che lo Stato Italiano non solo si e' sempre rifiutato di combattere ma che ha spesso combattuto dalla parte di quello che avrebbe dovuto essere il nemico da estirpare e spesso ne ha armato direttamente la mano.
Oggi non serve piu' neanche il tritolo, oggi basta, alla luce del sole, avocare un'indagine nella quale uno dei pochi giudici coraggiosi rimasti stava per arrivare al livello degli "intoccabili", perche' tutto continui a procedere come stabilito.
Perche' questa casta ormai completamente avulsa dal paese reale e dalla gente onesta che ancora esiste, anche se purtroppo colpevole di un silenzio che ormai si confonde con l'indifferenza se non con la connivenza, possa continuare a governare indegnamente il nostro paese e a coltivare i propri esclusivi interessi in uno Stato che considera ormai di propria esclusiva proprietà.
Oggi basta che un ministro indegno come il signor Mastella ricatti un imbelle capo del governo, forse coinvolto negli stessi suoi luridi traffici, minacciando una crisi di governo, perche' tutta una classe politica faccia quadrato intono al suo degno rappresentante e si esercitino in conseguenza chissa' quale tipo di pressioni sui vertici molli della magistratura per ottenere l'avocazione di un'indagine e quindi l'inoffensivita' di un giudice sensa neanche bisogno del tritolo come era stato necessario per Paolo Borsellino.
Siamo giunti alla fine della Repubblica Italiana e dello Stato di Diritto.
In un paese civile il ministro Mastella non avrebbe potuto chiedere il trasferimento del Dr. De Magistris titolare dell'inchiesta in cui e' indagato il suo stesso capo di governo e lo stesso ministro.
Se la decisione del Procuratore Generale non verrà immediatamente annullata dal CSM, saremo di fronte alla fine dell'indipendenza della magistratura e in conseguenza dello stesso Stato di Diritto.
Il Presidente Giorgio Napolitano, nonostante sia stato più volte sollecitato, continua a tacere su queste nefandezze dimostrando che la retorica dello Stato e della figura istituzionale di garante della Costituzione Repubblicana non sono diventate, in questa disgraziata Italia, altro che vuote parole.
Quaranta anni fa sono andato via dalla Sicilia perche' ritenevo impossibile di vivere la mia vita in un paese in cui la legalita' era solo una parola del vocabolario, ora non ritengo piu' che sia una vita degna di chiamarsi con questo nome e quindi una vita degna di esserre vissuta quella di vivere in un paese dove l'illegalita' e' diventata la legge dello Stato."

Salvatore Borsellino

19 ottobre 2007

Emiliana Torrini

















(1995) Crouçie d'où là. Disco di scarso interesse. 18enne, giustamente acerba. 1,5
(1996) Merman. Come sopra. 1,5
(1999) Love in the time of science. Un po' meglio, canta come adesso, quasi suff. 2
(2004) Fisherman's woman. Come sopra. Forse uno zinzino meglio, ma impalpabile. 2

18 ottobre 2007

Non c'è limite al peggio


Invervista al cannibale sulla tv tedesca RTL. Quella in cui gli hanno chiesto di cosa sa la carne umana. Chissà se allo Cosmos Direkt (sponsor) hanno chiesto se è d'accordo. Chissà se i parenti/amici del cannibalizzato sono sereni. Del resto, se l'ha voluto lui...

17 ottobre 2007

Zu (Live in Hellsinki, 2003 - ma non solo)


Inutile raccontare palle, sono troppo anche per me.
E lo stesso vale per Bromio, The Zu Side Of The Chadbourne, Zu & Eugene Chadbourne - Motorhellington, Igneo, Zu & Spaceways Inc. - Radiale, The Way of The Animal Powers e Zu Vs. Mats Gustafsson

Paul Weller - As is now (2005)


come quell'altro. non so da dove è spuntato si è scaricato da solo. è scaturito dal nulla.

TV on the Radio













Che siano uno dei gruppi preferiti da David Bowie è stato già detto (vedi Lust for Life di Iggy Pop. Anche se la sensazione è che DB veda i TOTR come un gingillo con cui trastullarsi: vi creo, sono il vostro mentore, appaio nella canzone Province, in Return. Se mi serve assorbo la vostra luce. Ma forse sono troppo malizioso). E' necessario (ri)dire che sono intriganti, viscerali, intellettualmente raffinati senza essere stronzi, un mix rock jazz tecnologicamente avvolgente forse troppo puntiglioso (ci mettessero più sentimento sarebbero oltre i Radiohead, sarebbero la risposta ai mali del mondo, l'Assoluto. un'ombra di spocchiosità di troppo) forse troppo San Francisco.
Del 2002 è Ok Calculator (ricorda qualcosa il nome?), del 2003 l'EP Young Liars (3), 2004 album Desperate Youth, Blood Thirsty Babes (3) ed EP New Health Rock. 2006: Return to Cookie Mountain (3,75). 2007: EP Live at Amoeba Music. Non vedo l'ora di non vederli dal vivo

16 ottobre 2007

Deftones - Saturday night wrist (2006)


I deftones hanno sempre fatto così: melodico vociare contrapposto a un aggressivo-ma-ammiccante incedere. hardsoft emocore, trendybrutal rock. muro di chitarre sì, ma pendant. Promossi con riserva, perché qualche danno - tipo lacuna coil - l'hanno fatto. 2,25

gol


Altro che Roberto Carlos...

(repubblica.it, 16 ottobre 2007)

Strepitoso gol del difensore Rey del Venezuela nella partita vinta in trasferta contro l'Ecuador: una punizione-bomba da centrocampo
La partita è finita 1 o 0 per i venezuelani. Josè Manuel Rey, ex Deportivo La Coruna e Dundee United, ha 31 anni e gioca nella squadra cipriota dell'Aek Larnaca.

14 ottobre 2007

Jose Gonzalez in Concert



Run away, turn away, run away, turn away, run away.
Run away, turn away, run away, turn away, run away.

Run away, turn away, run away, turn away, run away.
Run away, turn away, run away, turn away, run away.

Run away, turn away, run away, turn away, run away.
Run away, turn away, run away, turn away, run away.

12 ottobre 2007

La guerra per l’oppio

Lashkargah, profondo sud dell’Afghanistan, primavera 2007. Le acque del fiume Helmand, che serpeggia lento e sinuoso attraverso il Dashte-Margo, il Deserto della Morte, danno vita e fertilità a una terra altrimenti arida.
Nell’aria calda e polverosa della città, il profumo degli alberi di mandarino in fiore si mescola all’odore acre di carne bruciata dei cadaveri straziati e carbonizzati dall’esplosione dell’ennesimo uomo-bomba saltato in aria in centro.
Nella notte tiepida e illuminata dalla luna, il dolce canto dei grilli fa da sottofondo al rumore degli elicotteri da guerra e dei jet militari che volano senza sosta, carichi di missili e bombe che sganceranno sui villaggi controllati dai talebani. Missili e bombe che uccidono centinaia di civili, come testimoniano i feriti che arrivano nell’ospedale di Emergency a Lashkargah. Ma nessuno lo dice, perché dall’anno scorso il governo afgano – di concerto con la Nato – ha imposto la censura più completa su qualsiasi notizia che possa ingenerare sentimenti “contrari alle forze internazionali presenti nel paese”.
Forze che a Lashkargah non si vedono più: hanno paura. Contrariamente a quanto accadeva fino a pochi mesi fa, oggi è impossibile incrociare per le polverose strade della città i Land Rover dell’esercito britannico – questa è zona loro: se ne stanno chiusi nella loro base-fortezza, il Prt di Lashkargah.
Muoversi in convoglio per il centro abitato sarebbe un suicidio: la gente qui odia i militari stranieri, e i talebani ormai sono presenti ovunque e colpiscono ovunque. In giro ci sono solo soldati e poliziotti afgani armati fino ai denti, oltre ai contadini e ai primi braccianti stagionali che da tutto il paese stanno affluendo per il raccolto qui in Helmand, dove si produce la metà di tutto l’oppio afgano.

Nei campi fuori città, i papaveri da oppio sono sfioriti e quasi pronti per essere incisi. Quest’anno si prevede un raccolto che straccerà ogni record storico.
Le abbondanti piogge primaverili, del tutto eccezionali per questa regione arida, dovrebbero garantire una produttività mai vista prima, sfondando addirittura il tetto dei cento chili di oppio per ettaro, il doppio della norma.
Questo, ovviamente, ha fatto scendere di molto il prezzo di mercato del tariak, l’oppio grezzo, quotato a 80-90 dollari al chilo. Meno degli anni passati – quando l’oppio rendeva 100-120 dollari al chilo – ma sempre molto più di quanto renderebbero altre colture come il riso, il grano o il mais, ancora fortemente deprezzate a causa dell’imbattibile concorrenza delle forniture gratuite del World Food Programme che negli ultimi anni hanno inondato il mercato afgano. Per questa gente l’oppio è l’unica possibile fonte di sussistenza. Vista la mancanza di alternative, senza l’oppio morirebbero di fame. Per questo sono pronti a difendere i loro campi, anche con le armi, anche a costo della loro vita. Sono già decine i contadini uccisi quest’anno dalla polizia afgana impiegata nella campagna antidroga del governo Karzai, sostenuta dai quattrini della comunità internazionale. Ma anche questi fatti vengono tenuti nascosti, o camuffati: i contadini uccisi diventano, da morti, talebani.
Già, la campagna antidroga: un programma fantasma, che in cinque anni non ha dato nessun risultato. La produzione dell’oppio in Afghanistan non è mai stata florida come sotto il governo Karzai. L’anno scorso nel paese c’erano 165 mila ettari di terreno coltivati a oppio e quest’anno sfioreranno i 180 mila ettari, vale a dire il doppio rispetto ai 91 mila ettari coltivati del 1999, l’anno del record storico sotto il regime talebano, quando vennero prodotte 4.600 tonnellate di oppio. Quest’anno il raccolto previsto è di settemila tonnellate. Le strade delle città europee sono inondate di eroina “made in Afghanistan” molto più oggi (il novantadue percento della produzione mondiale) di quando a produrla c’erano i mullah con turbante e barba lunga (il quaranta percento).

Come spiegare un simile fallimento nel conseguire un obiettivo che fin dall’inizio dal 2001 era stato presentato come una delle ragioni per cui bisognava abbattere il regime talebano? Un obiettivo tanto più importante in quanto – lo sapevano tutti – il rifiorire dell’oppio sarebbe stato usato dai talebani per finanziare la loro riscossa, com’è puntualmente accaduto. La risposta a questa domanda la iniziamo a trovare alla periferia di Lashkargah, all’ombra di un grande cartellone che pubblicizza i raid antioppio delle ruspe governative. Qui incontriamo Faizullah e Nur, due coltivatori amici di amici di amici che hanno acconsentito a raccontarci cose che non si dovrebbero dire a nessuno, tanto meno a uno straniero. “Voi credete che il governo venga a distruggere i raccolti. Invece viene a rubarli”, afferma il barbuto afgano lasciandoci a dir poco perplessi. “Vedete quei camion laggiù?”, dice indicando una lunga fila di mezzi parcheggiati ai margini della città. “Sono quelli sui quali il governo caricherà i papaveri tagliati dalle ruspe, per poi portarli a Kabul dove tutto dovrebbe essere bruciato in grandi falò. Ma li avete mai visti questi falò?”, domanda Faizullah facendo la faccia di chi la sa lunga. “Dovrebbero farli davanti alle telecamere, dando alla cosa la massima pubblicità, non vi pare? Invece dicono che fanno tutto di nascosto, per motivi di sicurezza. La verità è che l’oppio viene portato nelle raffinerie del governo, trasformato in eroina, e poi smerciato all’estero. Altro che campagna antidroga!”. Interviene il suo amico, Nur, il quale ci invita a riflettere su un semplice fatto. “Secondo voi, per quale ragione il governo decide di ‘distruggere’ i campi di papavero proprio in coincidenza con il raccolto? Perché aspetta che i papaveri siano pronti? Se lo scopo fosse veramente quello di distruggere i raccolti, il governo potrebbe mandare le ruspe prima, quando i papaveri sono ancora bassi. Invece aspetta la maturazione delle piante, per raccoglierle, non per distruggerle! Vi siete mai chiesti perché il governo si è sempre opposto all’uso degli aerei per distruggere i campi con i defoglianti? Credete forse che, come dicono loro, vogliano tutelare la salute dei
contadini? A spararci addosso però non si fanno problemi!”. Dopo la chiacchierata con Faizullah, decidiamo di approfondire l’argomento. Parliamo con altre persone di Lashkargah, altri coltivatori di papavero. Tutti confermano: il governo di Kabul finge di lottare contro il narcotraffico, ma in realtà sta semplicemente cercando di imporre una sorta di “monopolio di Stato” su questo lucroso business, colpendo solo i produttori di oppio “antigovernativi”, quelli che non si adeguano o che, peggio, sfidano le autorità.

“Chi come me ha un campo di oppio – spiega Gulam, proprietario di una piccola piantagione appena fuori città – ha due spese principali, che sostiene in oppio o in denaro: pagare la manodopera stagionale necessaria per il raccolto lasciando ai
braccianti una parte dell’oppio da essi raccolto, e pagare il governo per mettere al riparo il campo dalle ruspe e dalle irruzioni della polizia. Chi non paga questa tassa, o peggio paga il pizzo ai talebani, rischia che il suo raccolto finisca razziato dal governo”.
Insomma: il governo di Kabul si impossessa dell’oppio o “prelevandolo” con questo sistema di tassazione feudale clandestina, o rubandolo con la forza a coloro che non si adeguano, agendo dietro la copertura della campagna antidroga.
Che fine faccia l’oppio che arriva a Kabul a bordo dei camion mostratici da Faizullah ce lo spiega Sayed, che ha un fratello che lavora per il governo nella capitale. A suo dire, fino a un paio di anni fa, quell’oppio veniva trasportato
direttamente all’estero, soprattutto in Iran e Tagikistan, dove c’erano le raffinerie in cui veniva trasformato in eroina da inviare in Europa.
“Poi il governo – spiega Sayed – ha capito che conveniva costruire raffinerie qui in Afghanistan, così da smerciare all’estero direttamente il prodotto finito, l’eroina. Con dieci chili di oppio si fa un chilo di polvere bianca: un camion carico di eroina ne vale almeno dieci carichi di oppio.
Ovviamente questo lo hanno capito anche i talebani e i trafficanti a loro collegati, che qui al sud hanno costruito centinaia di raffinerie. Quelle governative invece stanno tutte nella zona di Kabul. Mio fratello mi ha detto di aver visto l’anno scorso un camion del governo stracolmo di sacchi di farina pachistana: dentro però c’era un altro tipo di polvere bianca. Tra l’altro – conclude Sayed – gira voce che molti di questi sacchi vengano rivenduti, o regalati, anche a ufficiali stranieri, soprattutto statunitensi”.

Al di là delle leggende urbane, i racconti di queste e di molte altre persone che abbiamo incontrato a Lashkargah descrivono una situazione completamente diversa, anzi opposta rispetto a quella che conosciamo noi in Occidente: il governo di Kabul sostenuto dalle nostre truppe e dai nostri soldi finge di lottare contro la produzione e il commercio dell’oppio, in realtà ci è invischiato fino al collo.
Il che non dovrebbe stupire più di tanto, se si considera che Walid Karzai,
fratello dell’elegante presidente afgano, è noto per essere il maggiore trafficante d’oppio della regione di Kandahar.
Ciononostante, i dubbi rimangono. Almeno fino a quando la realtà dei fatti
non ci viene platealmente sbattuta in faccia con un evento che ha dell’incredibile.
Pochi giorni dopo, infatti, i braccianti stagionali della provincia di Helmand
hanno minacciato uno sciopero per chiedere di essere pagati di più.
“Gli anni scorsi i proprietari terrieri ci pagavano lasciandoci un decimo, un
quindicesimo dell’oppio che raccoglievamo”, raccontava un contadino in quei giorni. “Noi accettavamo qualsiasi paga perché avevamo bisogno di lavorare. Ma quest’anno sono i coltivatori ad avere bisogno di noi: il raccolto eccezionale richiede una quantità eccezionale di manodopera per incidere tutti questi papaveri prima che il sole li secchi. Inoltre quest’anno – proseguiva il bracciante – lavorare qui in Helmand è pericoloso perché c’è la guerra, si rischia la vita. Per questo abbiamo deciso che avevamo il diritto e la forza contrattuale per chiedere di essere pagati meglio: vogliamo la metà dell’oppio raccolto, sennò andiamo a lavorare da un’altra parte”.

Messi alle strette da questa minaccia, i coltivatori d’oppio della zona sono subito andati a manifestare sotto il palazzo del governatore di Helmand, Asadullah Wafa, chiedendo di intervenire in questa disputa salariale a difesa dei loro profitti.
“Abbiamo speso tutti i nostri soldi per coltivare i campi e ora rischiamo di perdere tutto se il raccolto si blocca. Il governo deve intervenire, ci deve
difendere!”, dicevano i proprietari terrieri scesi in piazza sotto gli occhi di quella stessa polizia che, in teoria, dovrebbe distruggere le loro piantagioni.
Sono bastate poche ore di protesta perché il governatore accettasse di intervenire, stabilendo il “giusto salario” dei raccoglitori nella misura di un quarto del raccolto.

Incredibile: le autorità governative, lungi dal combattere i produttori d’oppio, ne difendono gli interessi, per un motivo molto semplice: sono soci in affari. E tali sono considerati dai proprietari delle piantagioni, che infatti trovano del tutto naturale rivolgersi al governo per chiedere il suo aiuto: se salta il raccolto ci perdono entrambi, coltivatori e governo. Sotto la tutela dell’Occidente, Stati Uniti in testa, l’Afghanistan sta diventando il narco-Stato più potente del pianeta. Il famoso ‘Triangolo d’Oro’ in Indocina è diventato una bazzecola a confronto.

Due realtà lontane, accomunate però da una caratteristica che fa riflettere:
quella di svolgere, o di aver svolto, il ruolo di roccaforte alleata degli Stati Uniti nelle loro guerre contro “il male” del momento: il comunismo o ieri, il terrorismo oggi.
Una volta chiesi a un esperto straniero di questioni economiche: “Qual è la
vera ragione per cui gli Stati Uniti hanno invaso l’Afghanistan nel 2001?
Visto che lì di petrolio non ce n’è e la famosa faccenda dell’oleodotto della
Unocal era marginale e superata, l’hanno fatto per cosa: per vendicare gli
attentati dell’11 settembre oppure per difendere i loro interessi strategici
nella regione, le basi militari a ridosso della Cina?”.
Lui rispose: “Né l’uno né l’altro. In Afghanistan non c’è petrolio, ma c’è
l’oppio. Nel 2000 i talebani, per ottenere il riconoscimento della comunità
internazionale, avevano smesso di coltivarlo, destabilizzando e rischiando
di mettere in crisi il terzo mercato più redditizio del pianeta dopo quello del
petrolio e delle armi: quello della droga. Ora tutto è tornato a posto”.
All’epoca non lo presi sul serio.
Enrico Piovesana
Peace Reporter (.pdf)

New York, donna cerca marito ricco Banchiere rifiuta: è un pessimo affare

"Sei una risorsa che non può che svalutarsi, io sono invece un bene in crescita"

11 ottobre 2007

Prezzi


(Il Sole-24 Ore, 10/10/07)

UNA SPECIALE VERSIONE INVERNALE DELLE CROCS INVADERA' I NEGOZI DI CALZATURE E ABBIGLIAMENTO

A Death in the Family


Having volunteered for Iraq, Mark Daily was killed in January by an I.E.D. Dismayed to learn that his pro-war articles helped persuade Daily to enlist, the author measures his words against a family's grief and a young man's sacrifice.
by Christopher Hitchens November 2007, Vanity Fair

10 ottobre 2007

£ 0.00

It's the first major album whose price is determined by what individual consumers want to pay for it. And it's perfectly acceptable to pay nothing at all.
Time.com, 1/10/07
Posso dire di essere emozionato?
Ho prenotato il nuovo disco dei Radiohead la scorsa settimana sul loro sito. Come suggerito, ho indicato l'importo che volevo pagare (e cioè 0,00: l'unica cifra che non ha bisogno di essere convertita) e ora mi sto ascoltando il lavoro dei Radiohead, finito 10 giorni fa, prenotato una settimana fa, scaricato 20 minuti fa, a costo zero (che non sembra un granché, al primo ascolto...). Se è vero quello che ho sentito dire, e cioè che la cifra media offerta per il downloading del pacchetto è più o meno la stessa che per un qualsiasi altro album a pagamento su iTunes, allora forse siamo di fronte a un punto di svolta, fatto non da pionieri, dato che molti altri hanno "osato" prima, ma forse i primi di questo peso a offrire in modo totalmente gratuito il proprio lavoro, sin dal debutto e al 100%. Non più le briciole da farti annusare per far venire l'acquolina ad acquistare, ma il pasto completo, tutto e subito, consegnato a domicilio dal ristorante con tre forchette. Decidi quanto pagare per mangiare. Una prodigiosa operazione di marketing, con la differenza che il trucco e l'inganno non ci sono (almeno spero...). Altri li seguiranno, i nine inch nails ha(nno) rotto il contratto, i pearl jam pure. quello che hanno fatto i radiohead per primi tra i giganti è dimostrare che i soldi possono essere il mezzo e non il fine. ok, adesso torno con i piedi per terra...
Le case discografiche stanno reagendo in maniera goffa e scomposta (per esempio denunciando i propri clienti... del resto, è più semplice comminare una multa a una massaia del minnesota che perseguire penalmente l'intera repubblica popolare cinese. più facile ma a chi giova?), i fan/clienti/ascoltatori stanno reagendo da tempo positivamente (ormai se ne sono accorti tutti tranne i dinosauri).
ieri il quadro era desolante, con il costume e l'industria a inseguire l'arte e la tecnologia (neanche troppo avanzata...). da oggi il quadro è quello di ieri ma con una certezza in più. si può.

07 ottobre 2007

Safari


Non il software, né la "caccia" con una macchina fotografica. Ma quello vero.


S. African Eastern Cape
* 7-TROPHIES, 1X1 – 10 DAYS
* Safari Package: $5,900
* This safari package is one of the best values we‘ve found for international big game hunting. This outfitter hunts on over 750,000 acres of private land teeming with excellent trophy quality animals. Accommodations and meals are first-class and the professional hunters are some of the finest around. This is a great hunt for groups or families. Package includes a Cape kudu, Black or Blue wildebeest, Cape bushbuck, Blesbok, Impala, Springbuck and Duiker. Early bookings recommended, now booking for 2008 and 2009.
* Rates: $5,900 – 10 days, seven trophies/person, 1x1
* Dates: March – October
* Includes: Professional hunter, trackers, skinners, lodging, meals, airport transfers, in-field transportation, field care of trophies.
* Not included: Trophy fees on additional animals taken, dip/pack/crate and shipping of trophies, tips.

06 ottobre 2007

Tanto per ribadire il concetto


La vignetta di oggi di Cronaca qui

Un nuovo piromane si aggira per il Nord Italia



Cronaca qui

p.s.: forse non si vede bene, ma al piede si riporta la notizia di "7mila aborti l'anno. La strage silenziosa". E la copertina di ieri era: "100mila clandestini terrorizzano Milano"

05 ottobre 2007

Paradosso

"Pippo Baudo presenta la NUOVA Domenica In"

è più un paradosso o più un ossimoro?

02 ottobre 2007

Ecco dove sono i morti

Myanmar - 01.10.2007





Trovati cadaveri nei canali intorno Rangoon. Si crede siano monaci gettati in mare dai militari

Come i desaparecidos che i militari argentini trucidavano nel 1978. Così anche le vittime della repressione militare della Giunta birmana guidata da Than Shwe sarebbero in parte state gettate in mare. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Al momento ci sono anche un paio di foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex capitale e il mare delle Andamane. "Diversi nostri attivisti ci chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche, nei canali e nei golfi vicino al mare" ha detto a PeaceReporter il caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio. "Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati su navi della Marina militare per poi scaricarli in mare aperto". Come durante la dittatura militare argentina,come nel libro ''El Vuelo'' del giornalista Horacio Verbitski, dove i 'desaparecidos' venivano scaricati nell'oceano da elicotteri militari in volo. E di "parecchie persone disperse" parla anche con PeaceReporter Democratic Voice of Burma dalla Norvegia, a nome di tutti i dissidenti che danno informazioni dalla Rangoon resa deserta dalla furia dei soldati. "Stiamo passando dalla repressione militare alla 'Pulizia personale' una nuova variante birmana della 'pulizia etnica', dove le persone degli oppositori vengono eliminate, ci ha detto al telefono Moe Aye, caporedattore di Dvb e coordinatore dei collaboratori da Rangoon. Questa notizia si aggiunge al timore che i duecento morti dei giorni passati siano stati immediatamente cremati per non lasciare tracce della brutalità del regime, come confermato da quanto risulta al servizio funerario centrale di Rangun in Ayewae, che avrebbe ricevuto oltre 200 cadaveri nei 4 giorni di repressione più dura, o come risulterebbe a diversi cimiteri. Da più parti le voci dicono che i corpi dei manifestanti uccisi sono stati bruciati immediatamente, per non lasciarsi dietro tracce della carneficina.

E altri scenari inquietanti, con diverse similitudini con le dittature sudamericane degli anni ’70, ci provengono dai racconti dei dissidenti che hanno raccolto informazioni su dove vengono portate le persone arrestate nel corso delle manifestazioni degli ultimi 5 giorni. Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti, dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi 6mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo birmano". Tra essi, oltre 2mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e simpatizzanti del Nld (National League for Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito quattro centri di detenzione, con analogie che ricordano i primi mesi della repressione seguita al golpe cileno dell'11 settembre 1973 di Augusto Pinochet. I quattro centri sono nella cittadina di Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici, oppositori del regime. Uno è lo stadio di calcio Taks, "dove si troverebbero tra i 2 e i 3mila oppositori prigionieri" secondo quanto riportato da ‘Democratic Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il dominio britannico, lo stadio era un ippodromo per le gare di galoppo. Poi un ex Istituto tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da scuola", il Ddi; una ex fabbrica chimica di medicinali denominata 'Bbin' e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di Insein.

01 ottobre 2007

Sfida ad armi impari contro l’impunità

La testimonianza del procuratore Bruno Tinti. I tempi di prescrizione e i carichi di lavoro dell’amministrazione diventano un aiuto per chi compie reati

«Toghe rotte, la giustizia raccontata da chi la fa», Edizioni Chiarelettere 12 euro.

«Ogni lunedì mattina, a Torino, due poliziotti bussano alla porta di un procuratore del tribunale: bisogna compilare le richieste di decreti penali per violazione dell’articolo 186 del Codice della strada, quello della guida in stato di ebbrezza. Ma chi lavora lì, il procuratore aggiunto Bruno Tinti, si arrovella da tempo: «Ma perché non possono farsi pagare gli stessi 900 euro a cui li condanniamo noi? Tanto più che i nostri 900 euro non li pagheranno mai. Succede così: noi chiediamo il giorno stesso al gip di fare il decreto penale, però glielo mandiamo tra due anni perché la cancelleria prima non ce la fa; il Gip ci mette altri due anni a fare le notifiche. A quel punto è scattata la prescrizione e l’ubriaco al volante non paga nemmeno un euro».
Paradossi come questo spiegano perché la giustizia italiana non funziona. Tinti li ha raccontati nel libro «Toghe rotte», edito da Chiarelettere, di cui ha parlato ieri intervenendo al programma «Viva Voce», su Radio 24. Non c’è un filo di retorica nelle pagine scritte dal magistrato di Torino: al contrario, il libro è una lucida ricostruzione di chi è chiamato ad amministrare la giustizia ma deve fare i conti con un sistema desolante.
«Ma lo sanno i cittadini italiani che, vista la prescrizione, noi lavoriamo spesso per niente?» chiede provocatoriamente Tinti. E invita ad analizzare i reati di tipo finanziario, settore in cui il magistrato è specializzato: «In Italia bancarottieri, evasori, truffatori hanno vita facilissima – racconta Tinti – ci sono alcuni processi che neppure cominciano e sono già prescritti. Faccio un esempio: poniamo che la Guardia di Finanza oggi stesso vada a controllare i bilanci di una società e faccia la verifica fiscale dal 2003 al 2006. Per fare la verifica ci mette un anno e magari scopre un falso in bilancio del 2005. Quando il rapporto arriva sulla mia scrivania è già la fine del 2008. A quel punto me la fate fare un’indagine? Il che vuol dire esaminare conti bancari all’estero, controllare commercialisti spesso con sede a Londra. Questa indagine, se lavoro come una bestia, dura almeno un anno e mezzo. La prescrizione per falso in bilancio, per una società quotata in Borsa, scatta a sette anni e mezzo. Risultato: non arriviamo nemmeno alla sentenza di primo grado».
Gli esempi contenuti in «Toghe rotte» a volte sono spassosi, in altri casi si ride per non piangere. Inarrivabile il racconto di «come ammazzare la moglie e vivere felici», nel quale si spiega come è possibile compiere un uxoricidio e cavarsela con appena cinque anni di carcere. Il tutto applicando rigorosamente il Codice. «Nei confronti del quale – aggiunge polemicamente Tinti – non voglio dire una sola parola».
Con tutte le garanzie previste a difesa dell’imputato, in carcere ci vanno sempre meno persone: «Ormai ci finisce solo qualche omicida, qualche rapinatore e una sterminata quantità di extracomunitari che rubacchiano o spacciano», prosegue Tinti. «Il sistema non dà risposte. Una pena di tre mesi inflitta il giorno stesso o quello successivo la commissione di un reato ha un effetto deterrente. Invece una pena finta di sei anni, inflitta dieci anni dopo il reato, vuol dire che si può delinquere impunemente».
(Il Sole-24 Ore, 29/9/2007)