28 settembre 2010

Schiele e il suo tempo, Milano, Palazzo Reale

bella.
ma continuo a preferire le mostre monografiche

M. Cimino, I cancelli del cielo (80)

in tv
certo non è un capolavoro, ha però dei momenti illuminanti.
è triste che quest'opera abbia affossato la united artists e cimino stesso.

27 settembre 2010

guatemala/belize/honduras

30 marzo - giorno 1
partenza per guatemala/belize/honduras
sveglia h 5.30 - colazione - linate - saluti - volo da solo per madrid tutto liscio. barajas gran(de) bell'aeroporto. incontro r. + m., compagni di questo viaggio. coppia di mezz'età, tranquilli, affiatati, apparentemente esperti di viaggi (l'elenco snocciolato dei luoghi in cui sono stati è lungo, ma come si vedrà in seguito non gli eviterà alcuni contrattempi) ma apparentemente non da sbruffoni. strano fare ancora un altro viaggio con un numero così ristretto di persone che non conosco.
volo lunghissimo per guatemala city su iberia (per ora giudizio sospeso) di fianco a una vecchia panamense costernata del fatto che di tutti i paesi del centro america che visiterò non ci sia il panama.
visto un cazzo di film di merda con richard gere che muore ma il suo cane continua ad aspettarlo (coglione) e planet 51, che è tipo Wall'E un po' più bruttino (★★☆). mangiare plasticoso dormiveglia stanchezza torpore gambe pesanti.
l'aeroporto di guatemala city è sgarrupato e piccolo, tra una specie di bidonville e un vulcano fumante, con la pista di atterraggio che finisce in dirupo.
ciudad de guatemala è un delirio di macchine traffico fumo/smog costruzioni assurde una sull'altra gente che brulica esplosione di colori a volte sgargianti a volte grigio.
poi lasciamo g.c.e saliamo per antigua (guatemala) più tranquilla, caratteristica turistica ma bella, no sporca ma quasi finta.
cena messicana 10 $ a testa alla sera viene freschino (checché ne dica qualcuno) e a nanna, che la giornata è stata lunga. hotel pulito letto scomodo ma doccia calda e carta igienica monovelo (da non buttare rigorosamente nel water), che ormai non usa più neanche trenitalia.

31 marzo - giorno 2
ma quanto cazzo di casino fanno gli uccelli là fuori. sveglia alle 6, ma con gli occhi aperti sbarrati già alle 2. ho ancora il fuso orario dell'italia nonostante la stanchezza. dovremmo caricare altri 5 sul microbus, ma giriamo per mezz'ora l'accompagnatore e l'autista parlamentano e non li trovano. evidentemente stanno ancora dormendo: proseguiamo senza di loro per gli altipiani in direzione lago di atitlan.
prima tappa colazione con torta di marmellata e frutta (tipo torta di nonna papera) e pancakes con caffellatte broda. poi saliscendi e curve (in cui il pulmino dà il suo peggio) fino a santiago, sul lago.
paesino molto bello, oggi vestito a festa, paesani compresi, le donne con i loro teli colorati e i drappi sulle spalle - com'era? a sinistra da maritare, a destra già sposata con figli, sull'avambraccio va di fretta e non deve essere disturbata... o una cosa del genere. oppure è una palla che ci hanno raccontato così ma va bene lo stesso. sono in festa perché passa in processione il loro dio "pagano" maximon (màscimon, pagàno nel senso che mi sembra di aver capito che è una via di mezzo tra san simone cristiano e un personaggio storico esistito veramente. fantoccio con il sigaro in bocca.

poi santa catarina palopo. questi paesini tranquilli li abbiamo raggiunti con una lancia presa a panajachel.
il lago è molto bello, tranquillo e circondato da tre vulcani inattivi (spero) ed esso stesso occupa una caldera. per questo e altri motivi dicheno sia un centro che attira energia (mmmhhh... magnetica? spirituale??) che si è spostata dal nepal (!) per arrivare qui (!!), e questo lo dicono le profezie maya ( e meno male non sono coinvolti gli ufo), che secondo le guide del luogo non hanno mai scritto che il mondo finirà nel 2012 ma in quella data si completerà il trasferimento energetico e un ciclo storico. il mio scetticismo purtroppo mi impedisce di avvertire questo flusso energetico, ma sicuramente il posto è incantevole, per natura, clima, persone, colori (soprattutto verde), acqua e per il sorriso dei bambini.
si torna a panajachel, che è il più turistico dei paesi, primo gatto guatemalteco (una casino di cani ma pochi gatti. fffffffhhh). l'hotel ha una bouganville in scala 100:1 (non 1:100). a pranzo ho mangiato verdura cruda, fino ad ora non mi ha fatto effetto alcuno. speramobbene. non sarebbe male passare un po' di tempo in una delle ville notevoli che si vedono sul lungolago. 1600 metri di altitudine, giardini curati, l'acqua del lago.

1° aprile - giorno 3
a parte:
  • incredibile, almeno in questi giorni, sia in collina sia nelle cittadine, la gran quantità e qualità di suoni prodotti dagli uccelli. sembra di essere in mezzo all'effetto tropical forest. peccato non poterlo mettere sul cellulare come suoneria. mi accontenterò dell'effetto rain forest.
  • temperatura altipiani: di giorno fa caldo, dalle 7-8 in poi secco, la sera dopo le 18 fa freschino, la temperatura si abbassa pantaloni lunghi calze scarpe chiuse felpa/pile.
  • "la stanza sembra il ripostiglio degli attrezzi". ma non è malaccio.
  • mi fa male in cima alla testa, come se avessi preso una botta, così, però non ricordo dove.

ci levantiamo a panajacel. prima il pulmino non parte, poi parte e renzo (che ha fatto il meccanico ora in pensione) si accorge che di quattro gomme tre sono totalmente lisce e una è alle tele. in mezzo al fumo bluastro del gasolio saliamo sul microbus.
(l'inquinamento da tubi di scarico è una costante qui, vivono in mezzo ai gas, gli abbiamo dato in eredità mezzi di trasporto da noi aboliti 15 anni fa, come gli scuolabus dei (tele)film americani degli anni 70 o tutto quello che va a nafta e che riempie di morte gassosa un'area di 100 mq).
lasciamo panajachel e con molta calma (quella che consente il mezzo) arriviamo a chichicastenango, famoso per il mercato e la chiesa cattolico-maya.
entriamo in un bar per il desayuno e ci circondano i soliti bambinetti per venderci fuffa turistico-tipica. siccome siamo seduti non riusciamo a dribblarli e ci riempiamo di oggettistica che invero è anche graziosa e loro sono gentili quindi va bene così. (anche i bambini insistenti alla vendita sono una costante dappertutto, ma sono così allegri e sorridenti e scherzosi tra loro che non si può dire sia un fattore negativo, nonostante averli alle costole 6 ore consecutive necessiti di una certa dose di pazienza).
ampio giro al mercato di chichi, saliamo la chiesa cattolica costruita sulle macerie di un tempio maya, con il risultato che in un estremo c'è l'altare cattolico, crocefisso e i "soliti" santi, in un altro un altare e una teca con sciamano maya. pare che le funzioni siano bipartisan e vengano celebrate contemporaneamente da un prete e da uno sciamano. una fila di panche per gesù cristo una per maximon.
despues saliamo su una collinetta per vedere una cazzo di radura tutta bruciata e circondata da immondizia, dove lo sciamano compie i riti "pagani".
scendendo "marchiamo" visita al negozio di maschere, bellissime ma cazzo care come il fuoco, anche gli oggetti più piccoli. scendiamo, altro pezzo di mercato, pulmino verso antigua.
hotel, riusciamo, assistiamo a una delle molteplici processioni che andranno avanti 4 giorni della semana santa. carri con raffigurazioni sacre della pasqua, lunghe anche 10-12 metri trasportati a spalla dai "penitenti" vestiti di viola (colore della passione), incenso a manetta, stati alterati di coscienza, la popolazione devota (e no) realizza davanti a casa propria o al proprio negozio un tappeto di varie dimensioni fatto di piante, fiori, petali, polvere colorata, frutta, aghi di pino ecc., le alfombras, su cui passa la processione, li calpesta, per poi essere ricostruiti nuovamente, e così per 4 giorni. locali vestiti a festa, gente dappertutto ad antigua.

(fumatori in giro se ne vedono pochissimi, quasi esclusivamente turisti, in compenso i locali bevono come spugne, diversi ubriachi che barcollano o sdraiati per terra, anche di mattina presto.)

2 aprile - giorno 4
venerdì santo, giorno di processioni ad antigua, giorno libero senza accompagnatori. colazione in un posto fichetto di americani cominciamo a girare in lungo e in largo per le calles/avenidas come è divisa la città (come in USA). ci spariamo subito una processione, incenso, gente, tanta, oggi vestiti di nero (a lutto, è morto il gesù cristo), una chiesa, un'ex(?) chiesa di s. francesco/hermano qualcosa, un interessante ex convento di suore del 1715 raso al suolo da un terremoto, solo che la guida che ci siamo presi non abbiamo chiesto quanto voleva e si è ciucciato 25 $ (vabbè...). pranzo poi altri giri a piedi. la pluriscottatura di ieri e ieri l'altro non va così male. incontriamo walter che con i sus companeros sta costruendo anche lui un tappeto con la segatura neutra di fondo e colorata, un po' sfigatino. ci cambia euro/dollari/quetzales, comincia a piovere, torniamo all'hotele. doccia + cena in un posto quasi fichetto/per ggiovani mangiamo dimmerda (caffè kafka?) torniamo all'hotele presto che domattina alle 4 (!) andiamo al vulcano de agua. spento. notte.


3 aprile - giorno 5
sveglia alle 3.45 partenza per il volcan de pacaya. sarebbe alle 4 ma il pulmino con don licio (?) e byron (autista e accompagnatore) non si fa vedere fino alle 4.30 (cazzo!!). colazione in autogrill dopo un'oretta abbondante. arriviamo in una zona con la terra negra (vulcanica!), lasciamo il pulmino e ci addentriamo nella foresta con altre due (!) guide (totale 3 guide + 1 autista che ci aspetta per 3 turistas). foresta molto bella più estetica gradevole che chiusa e intensa, si sta bene scarpiniamo ma non troppo la foresta si dirada lascia il posto all'erbetta. arriviamo all'ultima colata lavica del vulcano (che è attivo e di tipo "stromboliano") che ha attraversato la foresta del 2006. l'erbetta diventa + fine perché cresce praticamente sui sedimenti + vecchi di lava per poi sparire del tutto. manovriamo attorno al vulcano che fuma e ogni tanto bombarda ma per oggi gli dei hanno deciso di risparmiarci. la roccia si fa più tagliente ed è più difficoltosa salire, l'aria si fa più caliente e ci avviciniamo il più possibile alla colata lavica fino a intravedere il rosso intenso e sentire folate di caldo tipo sauna. ci fermiamo e byron mette a cuocere della carne sulla pietra ancora calda (asada!). panino di carne alla lava alle 9 di mattina. molto buono. scendiamo, nel frattempo è arrivata la folla che abbiamo evitato alzandoci con la tigre. sale gente con giacche da -10 °C, con sandali da spiaggia e alcuni/e tardoni/e a cavallo (solo nella foresta, non sul vulcano). volvemos en hotel a riposare, pomeriggio visita in un paio di pueblos che circondano antigua, ciudad vieja e... boh. ostacolati da alfombras (i tappeti) e procesiones, la fede non ci sostiene, visita a una piantagione di macadamia di una americano (USA) integralista ecologista che ha in garage un pickup seimilaedue, a una artisaneria di giada poi all'hotel che domani sveglia alle 5 per il biotopo.


4 aprile - giorno 6
partenza alle 5 ci dirigiamo verso il salto del chilasco (cascata) passando attraverso guatemala city che guardiamo meglio. ha 5 milioni di abitanti ed è veramente impressionante. arriviamo a destino lasciamo il pulmino e seguiamo wendy (wendy? wendy! i'm home!), una ragazzina di 14 anni che con le ballerine di plastica da spiaggia surclassa noi tutti con sneakers e scarpe da trekking. il problema è che il giorno prima ha piovuto (come del resto quasi tutti i giorni) e il sentiero è fangoso. io risolvo la questione dopo 10 minuti; non cado, ma pantaloni e scarpe sono infangati, ora posso fare a meno di camminare sulle punte come una ridicola ballerina. si va su e giù fino alla cascata attraverso la foresta tropicale, abbastanza chiusa, umido soffocante, anche se disboscano per coltivare tra l'altro mais, cipolla e broccoli. ci sono montagne di broccoli, seminati a mano per 25-30 quetzales al giorno (2,5-3 euro). ci credo che wendy vuole fare la guida. dopo tre ore torniamo e proseguiamo per il biotopo del quetzal (sì, il quetzal è l'uccello "nazionale" e dà il nome alla moneta locale e a un parco), altra foresta tropicale ancora più umida e intensa, il sottobosco mi fa impazzire, è fradicio e multistrato. piante humus terra acqua muschio foglie fiori felci orchidee pacayas liane, tutto intrecciato interattivo in un meccanismo perfetto. qui cresce il loro cazzo di uccello (...) nazionale che stasera non abbiamo visto e che non vedremo. giusto il tempo di tornare al pulmino e comincia a piovere di brutto. hace así casi todos los días.


[lonely planet guatemala e belize (che non fanno più) piatta e scolastica, come tutte le lp che ho consultato. del resto, le routard non mi sembrano meglio]
al biotopo del quetzal - hospedaje ecologico ranchitos del quetzal

5 aprile - giorno 7
sveglia alle 5.15 nel biotopo del quetzal, piove ancora forte da ieri sera, byron nel camioncino che legge e aspetta noi. noi invece aspettiamo il cazzo di quetzal per una mezz'oretta poi ce ne andiamo.
un'ora e siamo a coban, squallida cittadina sulla strada per semuc champey. facciamo colazione, evitando gli huevos revueltos con frijoles, un giretto aspettando l'apertura delle banche (è proprio brutta coban, ha solo un giardino di orchidee, che per ora non vediamo), renzo per prelevare viene schedato, poi ce ne andiamo. in un paio d'ore di strada - asfaltata prima, sterrata poi - saliamo per lanquin prima (1800 m) e semuic champey. le vallate che attraversiamo sono emozionanti, nuvole sole appezzamenti di mais cacao cioccolato cardamomo o quel cazzo che è + altro in altura, niente è in piano, tutto seminato e raccolto a mano, i bambini per strada che giocano a pallone con gli stivali di gomma (mannaggia non gli ho fatto una foto!), gli uomini col machete in mano.


[dappertutto in guatemala ogni bottega che se lo può permettere ha una guardia con fucile e giubbotto antiproiettile all'ingresso, anche il gommista, o il ristorante] ciascuno che ti guarda ma non ostile saluta, i bambini sorridono, finora è il posto più bello del guate.a semuc champey lasciamo il pulmino in un'ora di scarpinata/scalinata saliscendi arriviamo a una serie di pozze d'acqua dolce e limpida. bagno, l'acqua è anche tiepida e si sta bene, il posto è proprio da cartolina, le piante che entrano in acqua, i cedri e i pacaya lungo il sentiero. è tempo di tornare nel mondo reale, prendiamo il nostro pulmino e ci fermiamo a lanquin per il veloce pranzo delle 3 e mezza. ripassiamo in mezzo alle vallate dell'eden dove passa il rio cahabon (e dove i maya non vivevano, rispettandolo per la sua bellezza e utilizzandolo solo per i riti religiosi) per tornare a coban.

6 aprile - giorno 8
sveglia ben alle 7, alle 5 byron se n'è andato salutato ieri sera, a quanto pare aveva da studiare per diventare per diventare guia turistica professionale, andiamo con don alicio a fare colazione "al solito posto" (el de ajer) poi al supermercato per il cibo per due cene, un pranzo (almuerzo) e due colazioni (desayuno). considerando il pollo, 30 UOVA, la pasta su richiesta dei guatemaltechi, frutta verdura caffè rosa giamaicana biscotti fagioli (frijoles) tortillas e tutto quello che mi sono dimenticato. abbiamo preso da mangiare per otto per quattro giorni. nel frattempo, appare israel, nuovo accompagnatore.
con la roba sul pulmino andiamo al vivaio di orchidee (vivero de orquidias), la sola cosa per cui valga la pena di passare per coban. bello, è... un vivaio pieno di orchidee grandi piccolissime bianche rosa nei bonsai sui fili appese nelle radici, molte non fiorite perché non è stagione. la cosa più bella del vivaio è la casa in mezzo del fondatore, un tedesco di origine, prima della seconda guerra mondiale ce n'erano molti che avevano grossi appezzamenti di terreno coltivato soprattutto a caffè. è a loro che si deve la coltivazione in grande scala del caffè, qui, grazie anche alle tecniche e ai macchinari maggiormente avanzati e importati. molti di loro in seguito alle manifestazioni di filonazismo sono stati fatti fuggire.
torniamo sul pulmino, schiaccio un pisolino per un'oretta, un'altra oretta di asfalto poi pranzo nell'ultimo hotel nella "civiltà" poi due ore di strada sterrata attraversata ogni chilometro da quello che sembra un dosso rallentatore e invece si tratta di un oleodotto. come al solito l'estrazione di petrolio nel paese in via di sviluppo porta piccolissimi miglioramenti alle popolazioni locali e spesso grandi problemi e va da sé grandi profitti a chi lo estrae. qui la produzione è funzionale all'uso interno, non è bastante all'esportazione, l'oleodotto a diametro di una spanna, due al massimo.
lungo la strada ci sono villaggi, tutti vivono sulla terra battuta, interni delle case comprese, e le baracche sono in legno e tetto di palma se tradizionali, in lamiera le altre. a molte però non manca la parabola satellitare, lavano nel fiume, portano il machete, ogni villaggio ha il suo baracchino/bazar dove non mancano mai articoli essenziali alla sopravvivenza come tarjetas telefonicas supercola e patatine. altro sterrato altra polvere altri villaggi e arriviamo all'ingresso del parque nacional laguna de lachua. dividiamo le vivande tra tutti e cinque, ascoltiamo le noiose informazioni e raccomandazioni del ranger e accompagnati dal Vecchio entriamo nella selva. un'ora e un quarto in piano di sentiero delimitato in modo svizzero in una fitta selva tropicale ma non vediamo né scimmie né giaguari né tapiri né serpenti. arriviamo a una laguna di acqua dolce tiepida trasparente di 5 km di diametro circondata dalla dalla foresta/un altro posto da cartolina. qui rimarrei volentieri una settimana a fare un cazzo leggere dormire prendere il sole fare il bagno la temperatura è tiepida sia l'acqua sia l'aria anche se al centro della laguna arriva fino a 200 metri di profondità quindi si raffredda subito. peccato per l'acqua non potabile e i cessi chimici. ci si fra mangiare da soli la doccia fredda manca la corrente elettrica (a parte un pannellino fotovoltaico) e le attenzioni doverose per un posto del genere non sono un problema. alle 7 cena alle 9 a letto e domattina alle 5.30 a tomar fotos. cena col Bambino oltre a noi 5 ci sono anche altri due giapp... anzi presumo americani. spengo la mia torciadinamo e il buio è totale. fuori la foresta riproduce tropical forest.aiff di iMovie un'emozione interrotta saltuariamente dal russare penso del Vecchio (che ha 75 anni ed è guia da 11 ed è tipo il custode, il Bambino ne dimostra 15 ha la voce da gallina degli adolescenti ma ne ha 25 ed è qui volontario tipo servizio civile. altro che volontario, se fosse stato volontario col cazzo che facevo il servizio civile). fuori qualcuno o qualcosa raspa la terra, forse un animale. buona notte. [qui va bene un weekend, una settimana al massimo per riposarti, ma mesi o addirittura anni qui, nella selva potrei uccidere per noia dopo meno di un mese. mi sono rotto i coglioni in provincia di brescia, altro che foresta tropicale. secondo me il Vecchio si incula il Bambino, e non il contrario] cazzo mo' si muore. alle 20.30 c'erano 34 gradi, con questa umidità si soffoca.




7 aprile - giorno 9
altro giorno alla laguna de lachua alle 6 giretto nella foresta ma non abbiamo visto il falco con la scimmia urlatrice tra gli artigli calpestati da un tapiro morsicato da un giaguaro. "solo" pesci, uccelli, alcuni colorati che non volano tipo struzzi buffi col becco lungo in scala 1:12. anche serpenti rane lucertoloni quelli (anche loro) buffi che zampettano con la testa in alto tipo jurassic park ma non giganti. ritorno colazione con huevos revueltos e frijoles puntuali come la morte e non ricordo cos'altro. sto mangiando più uova in questi 7 giorni degli ultimi 4 mesi.
sul pontile del lago incantato alle 10 arriva una scolaresca tipo medie da un villaggio vicino e addio poesia. non se ne vanno prima delle 4. bagno sole lettura dormire poco e cazzo di caldo domani ce ne andiamo.

8 aprile - giorno 10
notte campale per gli italianos siamo stati tutti male vomito dissenteria e per me sudori freddi mal di stomaco crampi e il solito che russa (forse è israel). tappi nelle orecchie il malessere continua al mattino stiamo tutti male ci trasciniamo per la solita ora e un quarto nella foresta arriviamo al pulmino poi decidiamo di non andare a ceibal a vedere le rovine. viaggio della passione di 200 km a flores nel primo pomeriggio in albergo. come avremmo fatto a completare tutto in 6-7 ore è un mistero. in camera sgranocchio merendine e bevo acqua feci solide per ora, solo stanchezza e mal di testa. mi sono anche liberato della carta igienica nell'orecchio messa per il russare (furbissimo, eh?) con un siringone d'acqua, come a la palma. cena in un ristorante di merda di fianco all'hotel. domattina tikal.

9 aprile - giorno 11
sveglia con calma, colazione al ristorante dell'albergo nientediché, serviti da una ragazzina 30kilenne svogliata contrariata, in microbus a visitare tikal - ma prima andiamo all'aeroporto a prendere una coppia di fiorentini che per questa mattina verranno con noi poi ripartiranno per il messico. raccogliamo anche una guida che parla italiano ed esordisce con un tono di voce di qualche decibel oltre il limite di sopportazione dell'udito umano e che parla a 30 cm da marina. sembra il messicano dei cartoni animati di una volta.
tikal è impressionante, sito archeologico solo parzialmente liberato dalla morsa della foresta, con diversi edifici ali 50-70 metri, incredibili per 1) esecuzione 2) maestria di taglio 3) trasporto e realizzazione del materiale e dello stile architettonico.
1) disposti secondo precise misure e posizioni ricavati dalla disposizione delle stelle, del calendario. conoscenze approfondite di geologia statica e architettura: ci sono edifici alti 70 metri che poggiano ancora su architravi originali di legno della gomma del 600 d.c. mentre il museo costruito poche decine di anni fa è inagibile.
2) non conoscevano il ferro, tagliavano la pietra con la pietra, con una precisione chirurgica.
3) non conoscevano nemmeno la ruota, tutto sulle spalle,
tutto questo per permettere a mel gibson e roland emmerich di fare i loro cazzo di film. oltretutto, il solo sito è 16 kmq, e tra un tempio e l'altro si deciso saggiamente di lasciare la foresta, a parte gli spazi pubblici funzionali al sito. quindi si passa dall'acropoli a una foresta di cedri, palme ecc. in cui vivono scimmie ragno urlatrici, uccelli, termiti e tanto altro al tempio IV ad altra foresta al tempio I e così via. molti templi sono ancora sotto la foresta coperti dalla natura e sembrano collinette verdi, per cui se si considera che i siti maya solo in guatemala sono 55-60 solo parzialmente recuperati e da osservazioni satellitari si stima in circa 3.000 i siti nascosti si può capire come ci sia ancora una civiltà da liberare, o almeno quella che ancora non è stata saccheggiata da predoni e archeologi.
mi è piaciuta tikal. salutati i fiorentini e la guida, pranzo sul lago più giretto a flores che è un'isoletta sul lago e non dice un granché, è solo economica. ritorno in albergo, un pochino di cagotto, parte la procedura bombaggio, ma solo 2 loperamide + normix (new entry), anzi, ora prendo solo il secondo. poi cena consegna del bagaglio superfluo a d.a. e i. che salutiamo prob. non li vedremo mai più. domattina pulmino per il belize.



10 aprile - giorno 12
la giornata inizia la sera prima, nel senso che dopo aver salutato d.a. e i. siamo andati a cena + nanna presto che la giornata successiva sarebbe stata lunga. purtroppo ero stato eccessivamente ottimista nel pensare di aver schivato la malattia del viaggiatore. invece è tornata a bussare puntuale anche quest'anno. e allora via!: avanti e indietro letto-cesso, 4 compresse di loperamide (1 + 1 + 1 + 1) + 3 di normix new entry, 1 + 1 + 1) ogni 4 ore + 1 +1 anche stamattina. quindi non ho dormito un cazzo oltre alla camera di merda e al casino fuori, sommato al rombo del mio stomaco/intestino. 4.30 sono già stravolto e invece di stare a letto mi devo alzare prendere la roba scendere per il pulmino dei beliziani che portano in belize (i guatemaltechi non ci vanno perché i due stati stanno un poco incazzati tra loro. arrivano alle 5, casino perché siamo in troppi, montano la 4a fila del pulmino i bagagli vanno sopra, piove morale arriviamo al confine alle 8.30. trattati come deportati ma passiamo. altre ore di pulman, alle 10 a belize city (squallida). il belize sembra più piano e più verde forse più rurale ma non so lo vedo così velocemente. sicuramente i beliziani sono più scuri, caraibici, diversi rasta, gli uomini più massicci, le donne meno. al porto lancia per cayo caulker a 2.000 all'ora. l'isoletta è moolto stretta e lunga un 5 km quindi si gira a piedi o in bici (di quelle col manubrio largo senza freni) o colle macchinine elettriche del golf. l'albergo è manco a dirlo sgarrupato e la camera è praticamente una baracca di legno sopraelevata sulla spiaggia. mi piace. spifferi che entrano, abbastanza ampia e comoda, ma pur sempre una baracca sgarrupata.
l'isola ha spiaggia ma hanno costruito fino a 2 metri dal bagnasciuga poi ci sono ogni 20 metri i moli di attracco degli hotel quindi il bagno o lo fai dal pontile o dalla spiaggia pubblica in un unico punto dell'isola, ed è piccola e brutta. molto meglio prendere una barca, anche perché da vedere c'è il reef che è spettacolare, la seconda barriera corallina più estesa del mondo, un parco marino e se si è fortunati e in stagione di migrazioni può capitare di fare il bagno coi lamantini, tipo tricheconi senza zanne, degli ippopotami che nuotano. vedremo domani, adesso ho un conflitto intestino (e non è una metafora) in atto e ho bisogno di riposare. dormo, anche se da porta e finestre entra la bufera. stanotte non voglio sentire niente e nessuno, meglio tappi e mascherine. i beliziani parlano un po' inglese con cadenza caraibica, un po' spagnolo un po' creolo. per strada i bambini parlano un mischione di tutti e tre. sulle banconote c'è ancora la regina elisabetta.



11 aprile - giorno 13
secondo giorno a caye caulker. a colazione renzo attacca bottone con italiani che stanno in messico da poco. il messico è qui a due passi, infatti al porticciolo incontreremo un italiano che vive in belize e per tornare in italia se vuole risparmiare passa dal messico che ha aeroporti più turistici.
gitarella al reef con una barca e una guida locale. il primo posto alla barriera è talmente basso che ho sempre paura di urtare il corallo le spugne la roccia. per fortuna il secondo posto è un po' più alto, più vicino al reef e forse ancora più bello, ma per le profondità bisognerebbe andare oltre la barriera, dove va giù a picco. poi andiamo a nuotare con le mante, ehm, razze, attirate dal pesce buttato a mare dalla guida. esperienza interessante. poi arriva un barracuda di un metro attratto sempre dal pesce-esca (che è finito), e non è che sia aggressivo, ma il fatto che abbia mezzo metro di zanne affilate e che non arretri di di un centimetro mi fa irrigidire un filino. dopo tre ore, svariati bagni e un ananas a fette torniamo a riva. domani altro giro più lungo. già con questo, nonostante la crema, mi sono arrossato la schiena. cazzo, domani dovrò stare in acqua con la maglietta. bene. pranzo con toast ai gamberoni alla griglia e pomeriggio spalmati sulla banchina dell'hotel riposo/lettura nonostante i bambini che fanno bordello e schizzano acqua dappertutto coi tuffi. normalmente avrei tentato di affogarli ma visto che sono in vacanza e che probabilmrnte nuotano meglio di me e sarei io quello che va a fondo, abbozzo.
(...)



12 aprile - giorno 14
terzo giorno a c.c. colazione nello stesso posto di ieri, solo che non c'è più la cameriera gentile di ieri, ma una incazzata. come ieri il cucchiaio per il caffè è unico per tutti, in un bicchiere d'acqua accanto al distributore self service. probabilmente non solo deve servire per tutti tutto il giorno, ma anche più giorni. stessa colazione di ieri ma attesa infinita. andiamo in un altro posto. passiamo al mini-porto a prendere i biglietti per la lancia per belize city di domani. alle 10.30 altra gita in mare, stavolta tutto il giorno. spalmati di crema e con la maglietta addosso, anche per il bagno, a fine giornata sarò rosso maculato. a prima vista sembra strano che con un clima così caldo non si vedano pannelli solari, ma se si pensa che fa caldo solo qualche mese all'anno poi piove ininterrottamente per 6 mesi, diventa meno strano. soprattutto, questa zona deve subire il passaggio di decine di uragani all'anno. alcuni sono innocenti e si scatenano lontano ad alta quota, altri forti, certi devastanti. uno vent'anni fa ha spaccato in due quest'isolotto. il più forte ha lasciato parecchie vittime. qui le case sono di legno, e rialzate da terra, soprattutto vicine all'acqua. gli edifici in muratura sono rari. è più facile costruire così che tentare di contrastare una furia che pare incontrollabile. nella stagione degli uragani gli allarmi di evacuazione non sono rari. danno alla popolazione poco tempo di preavviso, e non può portarsi con sé molta roba. sperando sempre di riuscire a tornare. una casa in vendita sempre rialzata sul mare non piccola costa sui 35mila euro.
oggi in barchetta non siamo più solo in tre ma una decina e ci stiamo a mala pena. per fortuna non più solo americani o anglofoni (che comunque parlano spesso spagnolo bene), ma anche un'italiana e una spagnola, chiara e aina? alina?
visitato hol chan, il parco marino, un altro posto e il giardino di coralli. non sono posti fisici, luoghi delimitati come li posso intendere io, è tutto mare, tutto al largo, tutta barriera corallina. lì nuotano le razze (due tipi), le tartarughe caretta e altre più piccole, sono davvero abituate alla vicinanza umana. volendo potrei toccarle. con le tartarughe non si può (e non si fa), le mante hanno una pelle rugosa e viscida, quelle che stanno sul fondo e si nascondono sotto la sabbia per mimetizzarsi hanno una pelle grigia sopra, le altre sono più nere, come quelle grosse (mante?) che sembrano navicelle spaziali. nuotiamo a fianco di altre tartarughe più piccole e più verdi, un casino di pesci, enormi, piccoli, soli, a banchi, barracuda, squali nurse (?) altri blu elettrico con un diamante sulla coda, tutti diventano voraci quando la guida getta in mare del pesce esca per attrarli, e anche quando andiamo a osservarli a fianco delle barche dei pesci, dove gettano in mare i resti del pescato.
giornata lunga, per pranzo un panino dei nachos e e dell'ananas per merenda che data la fame mi sembra tutto più buono. cena con c. e a.
(...)
[in belize ci sono i rasta]
domani ritorno in guate, bel posto ma non del tutto pacificato. abbastanza eterogeneo. come molti altri paesi. per quel poco che ho visto il belize ha troppo poca spiaggia per essere un paradiso. ma ho visto una sola isola e altre 2-3 di sguincio in nave-razzo. non è caraibi ma nemmeno continente. del resto una sola isola è davvero troppo poco per giudicare. 3 giorni me li sono goduti. domani ciao ciao ai locali.

13 aprile - giorno 15
in partenza da c.c. ultimo giorno colazione poi taxi-lancia per belize city che fa il rumore di un elicottero (e intanto italia e spagna sono già passate).
a belize city pulmino per il guate con altri credo due israeliani e una canadese. certo che a dormire 8 ore senza alzarsi alle 4.30 a.m. e doversi bombare per la dissenteria si viaggia decisamente meglio.
al confine freddezza e ostilità tra i due paesi. in guate ci riuniamo ai locali nel parcheggio di un supermercato, il tempo di un gelato e poi di nuovo in viaggio, tra collinette verdi ma solo erbetta, no foresta. un nuvoloso che rinfresca. dopo un paio d'ore arriviamo all'hotel di oggi alla finca ixobel a ricaricare le pile.
(...)

14 aprile - giorno 16
[col senno di poi avrei saltato delle cose e approfondito altre viste troppo di sfuggita]
dopo una colazione imperiale, a malincuore lasciamo questo luogo incantevole. attraversiamo verdi vallate con varie fincas, un po' di curve e altri luoghi incantevoli. arriviamo a rio dulce, un paesino che prende il nome dal fiume dove lasciamo il pulmino per prendere una lancia che ci porta sul rio e al lago izabal. sono entrambi spettacolari, si passa dal fiume amplissimo al lago con pellicani e altri uccelli che volano o riposano sull'acqua fin quando qualcuno non gli rompe le palle (noi) ai passaggi stretti tra ali di foreste, mangrovie sull'acqua verde fittissime per decine di metri, isolette popolate di uccelli, tende tipiche che si affacciano sull'acqua. peccato per gli enormi yacht quasi tutti norteamericanos che affollano l'acqua, perché il luogo è davvero notevole. per fortuna lo spazio non manca giardini d'acqua con ninfee, una sorgente d'acqua calda sulfurea dove NON decidiamo di fare il bagno per poi attraccare a livingston, una cittadina che sembra quella giamaicana la maggioranza di popolazione origine afrocaraibica. un po' turistica, non stiamo lì a dormire quindi non so com'è di sera, ma di giorno non ha davvero niente di speciale. riprendiamo il giro per il lago che ci piace, andiamo al jardin de agua pieno di fiori di loto con una margherita in mezzo - non so se in italia hanno lo stesso fiore.
qui tutti girano con la barca stretta e lunga aperta tipo kayak (?), anche i bambini. a mangiare in un ristorante manco a dirlo sull'acqua. davvero niente male, sarei stato lì per una pennichella, ma proseguiano per il castillo degli spagnoli che presidiavano il rio, per poi tornare sulla terraferma, dove c'è una festa locale, una feria, con uomini che ballano mascherati da donne (immagino perché le donne non possono ballare, ma forse è una mia illazione, non approfondisco) con un'orchestra tipo balera che suona caraibico/menehito, roba così. storditi dal volume proseguiamo un giretto a piedi finché viene sera.




15 aprile - giorno 17
da rio dulce - ha piovuto tutta la notte, non ho sentito la sveglia per i tappi nelle orecchie, mi sono alzato in tempo lo stesso per fare colazione con un pacchetto di wafer pescati in borsa - ce ne andiamo volentieri. è comoda logisticamente, ma squallida.
piove ancora, quando passiamo attraverso distese di bananeti smette ma per fortuna rimane nuvoloso todo el dia. mi chiedo cosa sarebbe stato di noi già ustionati se ieri fossimo rimasti sul lago tutto il giorno al sole invece che con un cielo coperto. già così ho l'abbronzatura di due magliette.
arriviamo al sito archeologico di quiriguà. no foresta, in mezzo ampi spazi disboscati. dicono che l'85% dei reperti è ancora da disseppellire ma quello che si vede è spettacolare. in mattinata notizia della morte della sorella di un accompagnatore. andremo in honduras lo stesso perché il funerale è sabato prossimo, ma avremmo ovviamente modificato il percorso se fosse stato necessario ma lui dice che va bene così. la mia impressione è che non va bene così, ho provato a insistere ma non c'è stato verso. qui mi sembra che il valore della vita e del lavoro siano un po' diversi che da noi, con pesi attribuiti differentemente. tristezza contenuta, pare fosse malata da tempo. (...)
a quiriguà quasi non ci sono monumenti, ma steli scolpite. meno appariscente ma più raffinato come sito. un'oretta di visita poi riattraversiamo altri bananeti fino a quando la vegetazione non si dirada, paesaggio brullo attraverso i dipartimenti di zacapa e chiquimula, i più poveri del guatemala, una terra bruciata, arida, dove ancora si muore di fame.

arriviamo in honduras (35 quetzales di tassa) al sitio archeologico di copàn. molto ampio, monumenti, steli 3d. tikal è più imponente, ma questo è forse meglio conservato, ci sono ancora le smaltature originali sugli steli (di 18-22 secoli fa). tutto è splendidamente conservato perché è rimasto sottoterra fino al secolo scorso, purtroppo i metodi di conservazione, e ad esempio a quiriguà le steli si reggono con sbarre d'acciaio infilate all'interno e protette da una tettoietta di foglie di palma.
(...) usciamo dal sito, in un bar divoro un burrito. piedi cotti dalle scarpe da ginnastica che non servono a un cazzo.
alla sera in giro a spendere le ultime banconote guatemalteche, dollari usa e qualche euro (in honduras) per dell'aguardiente per i colleghi di lavoro in bottiglie di plastica (una scelta di qualità! molto comode da trasportare). quindi stasera o paghiamo con tarjetas o finito di scialacquare. prima di uscire per cena dormicchio davanti alla televisione che dà I am legend con will smith. mi è venuta voglia di leggere il libro di richard matheson da cui è tratto il film (bello).
[18 connejos (conigli) - uno dei grandi sovrani maya che si è fatto erigere un casino di steli]
16 aprile - giorno 18
partenza da copan strada dimmerda 2 ore poi ci fermiamo al pollo relleno per colazione che detto così non sembra ma è una catena di cibo di pollo tipo fast food mcdonald's della madonna. alla frontiera honduras/guate non ci hanno chiesto nemmeno il passaporto ma ovviamente soldi. finiti i taglieggi andiamo a prendere due bambini e una signora parenti dell'autista del pulmino che parteciperanno ai funerali della sorella. uno dei due bambini ha 9 anni (ne dimostra 6-7) ed è suo figlio e vive con la parente.
altre due di traffico tipo statale e ci infiliamo in quello magmatico della capitale, che è impressionante per mezzi e persone circolanti (mi pare 5 milioni di abitanti). tutto scorre ma lentamente, la costruzione e lo sviluppo della metropoli sono caotici, casuali - come spesso accade in questi casi - e a me come al solito crea disagio, un po' mette panico. niente cattedrale - "ci sarebbe da vedere un'altra chiesa e la piazza principale che sono un pochino pericolose oppure un mercato. cosa volete fare?" dopo tanta natura l'impatto con la città non è piacevole - ma mercato sotterraneo alimentare e no, dove ultimiamo gli inutili acquisti souvenir/regali. altro magma-traffico per arrivare all'aeroporto, dove salutiamo i compagni di viaggio/accompagnatori, con sollievo (?) ci lasciano.
check-in, pranzo, aereo per panama, cena, aereo per madrid, viaggio lunghissssimo, moduli da compilare come 20 anni fa, anche con le procedure elettroniche non è cambiato un cazzo.

17 aprile - giorno 19
a madrid scopriamo che i nostri dubbi dati dalle prime notizie erano fondati: tutti i voli per il nord-centro europa sono stati cancellati: malpensa nada torino idem, code infinite di gente che non sa come tornare a casa proviamo a prendere un volo per roma pieno, altri non ce ne sono riusciamo a ottenere un albergo  e pullman per andarci e una teoria di volo domattina per pisa ma prima dobbiamo recuperare le nostre valigie, che non è una cosa semplice: sala 11, passiamo 6 ore davanti al nastro trasportatore ma non si vedono, hanno messo assieme tuuuutti i bagagli du tuuuuutti i voli cancellati. alle 20 li recuperiamo - dalle 12 che siamo lì; non è tanta l'attesa, ma è dalle 6 del guatemala che siamo in piedi + 6 ore di pulmino + 12 di aereo col bestio di fianco + digiuno. colla nostra roba saliamo sul pullman passiamo davanti al bernabeu che da fuori sembra piccolino, più piccolo di san siro, forse perché è incastonato nei palazzi. l'nh hotele sembra un sogno dopo le pensioni scalcagnate del guate soprattutto posso lavarmi i denti senza acqua minerale e la doccia senza ciabatte. cena al sacco e a nanna sono distrutto più che aver scalato il vulcano.

18 aprile - giorno 20
secondo giorno a madrid volo per pisa ovviamente cancellato che cazzo lo hanno prenotato a fare ci danno un volo per malpensa per martedì mattina coda per hotel + bus per 2 gg bagno in coda poi esce 1 volo per fiuCImino ci fiondiamo e conquistiamo finalmente il l'italico suol. pernotto a casa di amici.
19 aprile - giorno 21
colaz. freccia rossa per milano ultima maglietta pulita no fermate intermedie, dal finestrino a 250 all'ora le campagne romane sembrano bellissime e finalmente un po' di pianura, anche se durano poco. bologna centrale rallenta ma non si ferma, la barilla, milano, in macchina finalmente a casa. doccia barba in macchina al lavoro.
honduras -> guatemala city -> madrid -> roma -> milano.

altro incastrato da maggio

Get Well Soon, Vexations (10)
★ ☆
cmd+canc
God Is an Astronaut
cmd+canc

Four Tet There is Love in You (10)

(scritto a maggio, è rimasto incastrato nei meandri del taccuino del vecchio sporcaccione)
ci ho messo 3-4 ascolti per cominciare a entrare negli ingranaggi. è che le prime volte non lo ascoltavo ad alto volume. qualcosa di geniale, qualcosa meno. per ora è
★ ★ ★

sono le nove meno un quarto di sera e c'è ancora luce. mi piace. quando finiranno le piogge novembrine magari varrà la pena di alzarsi presto per andare a core

finale: ★ ★ ★ ☆

N. Mueller, The Assassination of Richard Nixon (04)

in tv.
sean penn ama calarsi in questi personaggi controversi che si chiamano sam o che hanno una moglie (o ex) con il nome maschile. proprio come lui.
★ ★

Keith Jarrett


Paris / London: Testament (09)














Jasmine (10)

26 settembre 2010

Burri e Fontana a Brera

l'idea è buona, accostare per così dire il diavolo all'acqua santa.soprattutto se è gratis.
posso dire che burri spacca il culo al emoziona di più del 99% dell'arte figurativa?

24 settembre 2010

analisi quantitativa

[un nubifragio si è abbattuto sulla mia testa. il tempo di mettere via la macchina ed entrare in casa e mi si sono riempite le scarpe d'acqua. ho lasciato una scia come le lumache, sto strizzando i calzini]

ieri sera sono andato a vedere una mostra di foto di

Loretta Lux alla Galleria Sozzani.
non essendo soddisfatto, al bookshop della galleria ho preso 4 kg di paesaggi di












Ansel Adams
Landscapes of the American West.
36x44x3 cm, 43 €.
10,75 €/kg.

ah, il libro è anche bello.

20 settembre 2010

Caro Bambi,

sono nato qualche decennio dopo di te, e come è successo a milioni di bambini mi sono commosso guardando la tua storia, ho pianto copiosamente, e ovviamente non aveva la minina importanza che non fossi reale, "solo" un'invenzione della mente geniale di walt disney. insomma, ho provato forti emozioni (una delle prime volte nei miei ricordi), e credo che per me quella fosse una tappa importante della mia infanzia, nonostante non abbia visto molte volte il tuo film, dato che per ovvi motivi non era al cinema, né possedevo una videocassetta, che si sarebbero diffuse quando ormai ero troppo grande.
tutto questo per farti capire che quella domenica, in montagna, dopo una passeggiata, la decisione di prendere cervo in salmì con polenta saracena non l'ho presa alla leggera.
far cadere la scelta su un altro piatto però non avrebbe fatto di me un uomo migliore, dal momento che sono un abituale carnivoro. anche se cerco di limitarne il consumo con sostitutivi vegetali, comunque la mangio numerose volte la settimana. anch'io mi comporto come la maggior parte degli esseri (in?)umani su questo pianeta: con un po' di impegno potrei fare a meno della carne di altri animali, ma non lo faccio, per scelta personale, abitudine, pigrizia, e immagino induzione (???) sociale. comunque non ho nessuna intenzione di nascondermi dietro a un dito, cercare alibi. sono colpevole e lo riconosco, se mangio carne non è colpa di nessuna altro se non mia.
nonostante tutto, spero tu possa perdonarmi.
con sconfinato affetto,
f

W. Herzog, L'alba della libertà (Rescue dawn), (06)

in tv
★ ★ ★

18 settembre 2010

fininani

(corriere.it, 18/9/10)
Solo l'incredulo ha diritto al miracolo.
(Elias Canetti)

14 settembre 2010

<a href="http://djshadow.bandcamp.com/album/def-surrounds-us-b-w-ive-been-trying">&quot;Def Surrounds Us&quot; b/w &quot;I've Been Trying&quot; by DJ Shadow</a>

'nsomma...

12 settembre 2010

rsm it

sfoglio il numero di settembre di rolling stone italiano.
ci sono interviste a rosy bindi, blink 182, linkin park, warpaint, la roux, kim gordon, patti smith, lady gaga, m.i.a., luciana littizzetto, skunk anansie, violante placido, cosey fanni (throbbing gristle), nina hagen, frida giannini, dee dee (dum dum girls), dweezil zappa, antonio capuano; la posta del cuore di aldo busi, cinema, dvd, enrico brizzi in viaggio, teatro, arte, harley davidson, crisi greca, fotografia, incesto, gianfranco fini, runaways, new york dolls, fiat 500 e lacuna coil, marguerite duras, figli di rockstar, mariangela gualtieri, bambini, narrativa, marchette varie, concerti live, sesso, uncinetto e altro. musica vera e propria pochina, però. calcio molto parlato poco bailado.
certo che a volte sono proprio ingenuo

11 settembre 2010

dopo 3 metri sopra il cielo,
700 metri sotto terra

wow




Tristan Perich

1-Bit Symphony
(Cantaloupe Music)

Quite simply Tristan Perich's 1-Bit Symphony is an electronic composition in five movements on a single microchip... It really is that sparse; a reductionist experiment in sound and noise that bursts through the cones in a fit of hyper-colour, it utilizes on/off electrical pulses, synthesized by assembly code and routed from microchip to speaker, to manifest data as sound. The device treats electricity as a sonic medium, making an intimate connection between the materiality of hardware and the abstract logic of software.
notturna di milano

08 settembre 2010

01 settembre 2010

"Murder Weapon" is a reworking of the classic dancehall hit from Jamaican-born Echo Minott, originally released in the early ‘90s. Tricky first fell in love with the track when someone sang it to him as he walked into a shop, and has been obsessed with it ever since. He was determined to hear how it would sound with a female vocalist (in a similar fashion to his reworking of Black Steel with Martina Topley-Bird). Tricky here enrols Irish-Italian Franky Riley, who has toured as Tricky’s vocalist for two years and makes her recording debut on this album.
"Murder Weapon" will be available on 7” (RUG376) and via digital download (RUG376D). The full tracklisting will be announced shortly.
Listen to "Murder Weapon":
Tricky - Murder Weapon by DominoRecordCo
(dominorecordco.com)