16 agosto 2007

L'alimentazione dei campioni

Da 17 anni fedelissimi McDonald's

Gb, peso forma per coppia di 84enni

Ordinano ogni giorno da 17 anni un hamburger doppio, una porzione di patatine fritte in due e un caffè. Fedelissimi del McDonald's, una coppia inglese di 84enni, nonostante la dieta non proprio vegetariana, gode di ottima salute. Per loro il fastfood è un posto allegro, il personale è simpatico e si incontra gente giovane. L'importante, ricordano, è tenere sempre sotto controllo le calorie consumate.

Mary e Lee, entrambi 84 anni, provengono da Eastbourne, Inghilterra meridionale. Dal 1990 frequentano regolarmente il fastfood della città, chiamato ormai "the office", ordinando sempre lo stesso menù.

Mangiare al fast food non crea loro problemi di peso. "Sono magrissima", racconta Mary al Guardian. Il segreto c'è: la porzione di patatine è divisa in due. Così come gli hamburger, equamente divisi tra i due 84enni. La linea non è un problema: una tazza di cereali al mattino e un gelato magnum al pomeriggio sono il pasto del resto della giornata.

(TgCom, 16/08/07)

14 agosto 2007

Natalia Ginzburg - Cinque romanzi brevi e altri racconti


Questi piemontesi frusti e concisi, con la loro prosa secca e severa. 3

Democratici pacifisti e vincenti? Un falso storico smentito dai fatti

di Mauro della Porta Raffo

Il partito repubblicano viene fondato nel 1854: principale se non unico obiettivo, abolire la schiavitù. Il primo capo dello Stato repubblicano, eletto nel 1860, è Abraham Lincoln, la cui azione a favore dei neri non ha bisogno di essere illustrata. Il Congresso che adotta il XIII emendamento alla Costituzione (fine della schiavitù) è a maggioranza repubblicana.
Gli Stati del Sud che si oppongono, prima con la Guerra di Secessione e poi, fino agli anni Sessanta-Settanta del Novecento, sono tutti retti dai democratici (per fare solo due nomi, i governatori George Wallace in Alabama e Orval Faubus in Arkansas).

La Corte Suprema che negli anni Cinquanta e Sessanta, con le proprie sentenze, concede ai neri e alle altre minoranze i diritti civili è presieduta e guidata dal repubblicano Earl Warren. L’inquilino della Casa Bianca che invia la Guardia nazionale per far rispettare negli Stati del Sud democratici le sentenze di cui sopra è il repubblicano Dwight Eisenhower. Il presidente che per primo incarica un nero del più importante ministero è George W. Bush, che chiama alla segreteria di Stato il generale Colin Powell e, nel secondo mandato, Condoleezza Rice.
Ciò incontrovertibilmente ricordato, tutto il mondo, stampa e politici in prima fila, ritiene che i democratici siano a favore dei neri e delle altre minoranze razziali e i repubblicani contrari.

Ancora a proposito di repubblicani e democratici, vi hanno detto, vi dicono e vi diranno che i primi sono dei guerrafondai e che i secondi (Kennedy, naturalmente, in testa) sono dei veri pacifisti. Ora, guardando al Novecento, al momento in cui gli Usa sono entrati in una delle molte guerre del secolo, a quale schieramento apparteneva il presidente in carica?
Prima guerra mondiale: Woodrow Wilson, democratico, il quale, nel 1916, alla ricerca di una riconferma, aveva lasciato intendere che non sarebbe mai intervenuto nel conflitto; Seconda guerra mondiale: sia pure a seguito di Pearl Harbor, Franklin D. Roosevelt, democratico; guerra di Corea: Harry Truman, democratico; guerra del Vietnam: John Kennedy e Lyndon Johnson, democratici. Solo in occasione della guerra del Golfo il capo dello Stato era repubblicano (Bush padre), ma quello fu un conflitto combattuto sotto le bandiere dell’Onu. Si aggiunga che l’armistizio coreano fu concluso per volere del repubblicano Eisenhower, che nel 1952 aveva promesso di far cessare i combattimenti se eletto, e che il conflitto vietnamita trovò una sia pure "sporca" soluzione ad opera del repubblicano Richard Nixon (cessate il fuoco del gennaio 1973).

Democratici, quindi, i presidenti guerrafondai - è un dato di fatto - ma per tutti, in ogni parte del mondo, è il repubblicano Usa che vuole e fa la guerra e non quei santarellini dei colleghi di Bill Clinton, per parte sua capace di impartire ordini di bombardamento in diverse occasioni.

Veniamo al confronto politico. Su un totale di trentotto competizioni elettorali i repubblicani ne hanno vinte 23 (a 15) e i presidenti eletti appartenenti al movimento oggi di Bush sono complessivamente 16 contro i nove rivali. Ciò malgrado, i media, in Italia e nel mondo americanofobo, da sempre affermano che i democratici hanno avuto e hanno un maggior seguito tra gli elettori.
A partire dalla vittoria del già citato Eisenhower nel 1952 si è andata creando una situazione tale per cui i democratici per vincere devono obbligatoriamente proporre un pretendente che abbia molta voce in capitolo nel Sud. Guardando, infatti, alla carta geografica quale appare a elezione finita, gli Stati azzurri (è il colore che rappresenta i democratici) sono abitualmente quelli collocati su tutta la costa pacifica e nella parte superiore della costa atlantica. Tutti gli altri sono rossi (il colore dei repubblicani). Così stando le cose, la somma dei delegati alla quale hanno diritto gli Stati che votano repubblicano è tale da far trionfare appunto il candidato di quel partito. Kennedy, Jimmy Carter e Bill Clinton - i tre democratici che hanno raggiunto la Casa Bianca dopo il 1952 - sono riusciti nell’impresa proprio per avere conquistato alcuni territori del Sud andando contro tendenza.
Carter era della Georgia, Clinton dell’Arkansas e il vice di Kennedy, Lyndon Johnson, era un importantissimo leader politico texano. Gli uomini del Nord o di altre parti del Paese proposti dai democratici hanno più o meno largamente fallito. Se si guarda, quindi, in questo quadro, ai candidati democratici oggi in lizza, con grande difficoltà si può sostenere che abbiano davvero concrete possibilità di vincere il 4 novembre 2008. Nessuno tra loro - Hillary Clinton compresa - possiede le necessarie caratteristiche.

Ciò malgrado, gli stessi che a sinistra hanno sostenuto, fino allo spoglio delle schede, che Kerry avrebbe trionfato nel 2004, nulla avendo ragionato al riguardo, scrivono e scriveranno che la vittoria sarà democratica.
(Il Sole-24 Ore, 14/08/07)

07 agosto 2007

La nona porta, di Roman Polanski


Si può capire l'astio di Polanski nei confronti delle pseudo sette e dei riti satanici, vista la fine della ex-moglie sharon tate, ma questo film è proprio una sòla

02 agosto 2007

Bolognesi: "In Parlamento amici dei terroristi"

BOLOGNA
«Chi può stupirsi dei rigurgiti del terrorismo di ogni colore, se in Italia l’omicidio politico è stato un mezzo per fare carriera e ottenere insperati accessi mediatici? Chi può stupirsi se in Parlamento siedono tanti amici dei terroristi?» Domande pesanti, quelle contenute nel discorso del Presidente dell’Associazione vittime Due Agosto, Paolo Bolognesi, pronunciate dal palco a Bologna durante la celebrazione del 27esimo anniversario della strage alla stazione del 2 agosto 80, che causò 85 morti e 200 feriti. Piazza gremita e palco mai così rappresentativo del Governo, con il presidente del Consiglio Romano Prodi a sorpresa a fianco del Ministro del lavoro Cesare Damiano, rappresentate ufficiale del Governo.

Bolognesi sembra un fiume in piena. « Dimenticare le vittime e mettere sotto la luce dei riflettori i carnefici non può dirsi memoria - scandisce - non può dirsi democrazia, tutto ciò va definito barbarie. Non è questa la sede per indagare - prosegue - sul perchè dell’ambiguità di alcuni esponenti politici e di parte della sinistra sugli anni di piombo, ma qui oggi vogliamo esprimere un concetto forte e chiaro: se qualcuno vuole barattare l’impunità per i neofascisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini in cambio dell’impunità per i cosiddetti compagni che hanno sbagliato - tuona dal palco - ha fatto male i suoi conti. Se questa è, come appare, un’operazione di «scambio dei prigionieri» - conclude - un meschino compromesso per autolegittimarsi e per far dimenticare gli scheletri nell’armadio di destra e di sinistra, l’Associazione 2 Agosto 80 ne sarà ’ una fiera oppositrice».

Mantenere viva la memoria di quella stagione. Lo ha scritto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nell’anniversario della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, in un messaggio inviato a Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna. Il Presidente del Consiglio Romano Prodi ed il Ministro del Lavoro, Cesare Damiano, hanno partecipato alla manifestazione di memoria durante la quale alcuni partecipanti hanno fischiato il ministro.

«Rivolgo il mio pensiero commosso - scrive il capo dello Stato - ai familiari delle ottantacinque vittime innocenti di quel tremendo e vile attentato che sconvolse l’intero paese. Il ricordo di quel giorno di ventisette anni fa è vivo in tutti noi. Davanti ai nostri occhi scorrono ancora le crude immagini di quella mattina: i volti dei feriti e dei loro soccorritori colmi di sgomento e dolore per tanta inumana ferocia».

Un invito a non dimenticare è arrivato anche dal Presidente del Consiglio nel corso della cerimonia. Non si può dimenticare quanto è accaduto il 2 ottobre del 1980, con l’attentato terroristico che ha provocato la morte di 85 persone e il ferimento di 200 persone. Allo stesso tempo, ha detto Prodi, «non bisogna cercare la vendetta, bisogna cercare la verità».

Il Ministro Damiano, definendo «marginali» i fischi di protesta ricevuti da alcuni settori della piazza, ha preferito sottolineare la solidarietà ai familiari delle vittime. «La contestazione è solo marginale - spiega Damiano ai cronisti al termine della cerimonia - quello che mi interessa è parlare con la gente, la gente vera, con questo popolo che anche oggi ha ricordato con i parenti delle vittime che hanno diritto di sapere che l’Italia non può dimenticare». «Noi - continua il ministro - vogliamo che l’Italia non si dimentichi. Faremo del nostro meglio per continuare non solo nella memoria ma anche per la tutela dei parenti delle vittime».

Il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha colto l’occasione dell’anniversario per sollecitare una definitiva ricerca della verità sulla strage di 27 anni fa. La strage di Bologna del 2 agosto del 1980 è ancora «coperta da un velo di opacità che alimenta una memoria colma di sofferenza». È «necessario ribadire - ha scritto Bertinotti - l’impegno a fare piena luce» perché «una memoria scissa dalla verità è una memoria negata».

(lastampa.it, 2/8/2007)

Coldiretti, nessun rincaro dai biocarburanti

In Europa i rincari dei prezzi al consumo degli alimenti non possono essere attribuiti allo sviluppo dei biocarburanti con l'utilizzo a fini energetici dei prodotti agricoli comunitari". Ad affermarlo è oggi la Coldiretti sulla base dei risultati di una ricerca della Commissione Europea che ha analizzato l'impatto sui mercati alimentari e non alimentari dell'UE e sul mercato mondiale, dell'applicazione dell'obiettivo minimo del 10% di biocarburanti sul totale dei carburanti nel settore trasporti dell'UE per il 2020.

Non solo, perché l'organizzazione agricola precisa che proprio la produzione di bioenergie rappresenta una delle maggiori opportunità per l'agricoltura comunitaria e che il tasso del 10% potrebbe "garantire una via sostenibile nel fornire all'UE carburanti rinnovabili per il trasporto senza compromettere il mercato alimentare e mangimistico domestico e quello non alimentare".

E' da queste conclusioni che la Coldiretti prende spunto per ribadire ancora una volta il suo "no" agli allarmi per aumenti dei prezzi degli alimentari causati dalle materie prime agricole oppure proprio dall'uso energetico di queste.

Anzi, i rappresenti dei coltivatori sottolineano che in Italia "si registrano pesanti ritardi nello sviluppo di energie alternative provenienti dalle coltivazioni agricole nazionali e, ad oggi, non c'è neanche l'ombra di biocarburanti nei distributori nonostante gli obiettivi fissati dalla Finanziaria, che prevede che i biocarburanti come il biodiesel o il bietanolo ottenuti dalle coltivazioni agricole debbano essere distribuiti in Italia nel 2007 in una quota minima dell'1% di tutto il carburante (benzina e gasolio) immesso in consumo".

Coldiretti precisa poi che il rispetto della soglia del 10% implica l'utilizzazione in tutta Europa per fini energetici di circa 59 milioni di tonnellate di cereali (18% del consumo dell'UE), in particolare frumento tenero e mais, e in minima parte orzo, e la paglia per la seconda generazione di biocarburanti.

Questo fabbisogno secondo la Commissione potrebbe essere soddisfatto con un aumento annuo minimo dell'1% nelle rese per un valore di 38 milioni di tonnellate mentre altre 14 milioni di tonnellate potrebbero essere offerte dalla messa a coltura di due milioni di ettari attualmente destinati a riposo (set aside) e il resto attraverso le importazioni.

"Secondo quanto riportato - sottolinea a questo proposito la Coldiretti -, le importazioni da Paesi terzi dovrebbero provvedere a soddisfare circa il 20% del consumo di carburante, di questo circa la metà dovrebbe derivare da materiale di estrazione di prima generazione e soprattutto oli di semi e oli vegetali, e pertanto l'incidenza sui mercati agricoli sarà limitata". Ma quale effetto tutto ciò potrebbe avere sui prezzi? Per i coltivatori praticamente nessuno.

"I prezzi dei cereali - precisa infatti la Coldiretti - rimarrebbero stabili, mentre quelli del mais sarebbero lievemente superiori ai prezzi d'intervento. Anche i mercati delle colture oleaginose come la soia dovrebbero restare invariati, anche se quello del girasole potrebbe registrare qualche aumento dei prezzi ma la possibilità di utilizzare sottoprodotti dei cereali destinati a fini energetici per l'alimentazione degli animali potrebbe beneficiare l'attività di allevamento di bovini, maiali e polli".

Globalmente, le superfici destinate alla produzione di biocarburanti ammonterebbero a 17,5 milioni di ettari nel 2020 e nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati nelle attività a valle e nella trasformazione dei biocarburanti.

(Milano Finanza, 30/07/2007)

Toglie la paghetta e le chiavi al figlio sessantenne: «Fa tardi la sera e non mi dice dove va»

CATANIA - Dopo l'ennesimo litigio sull'orario di rientro a casa, la madre esasperata non ce l'ha fatta più e ha tolto al figlio le chiavi di casa e la paghetta. Punizione "esemplare", per più di un motivo. Infatti la genitrice ha 81 anni e il "pargolo" riottoso 61. La donna, pensionata, vive da sempre con il figlio, che è disoccupato, celibe, e non ha nessuna intenzione di lasciare la casa di mammà.

E' stata proprio lei, come riferisce l'edizione di Catania del quotidiano La Sicilia, a rivolgersi alla polizia di Caltagirone per cercare di "convincere quel testone" di suo figlio a "comportarsi bene con la sua mamma". Pronta la replica di lui: "Si comporta male, mi dà una paghetta settimanale insufficiente, non sa cucinare bene". Un agente del commissariato ha fatto da paciere e dopo avere raccolto gli sfoghi dei due li ha convinti a riprovare a vivere insieme in armonia.

"Mio figlio non mi rispetta - si è sfogata la donna con la polizia, dopo avere lasciato il figlio fuori di casa - non mi dice dove va la sera, e torna tardi a casa. Per punirlo sono stata costretta a togliergli le chiavi di casa e lasciarlo fuori, dopo che aveva fatto ancora una volta le ore piccole. Non è mai contento dei cibi che gli preparo e ha sempre un motivo per lamentarsi. Così non si può andare avanti...".

"La colpa non è mia - è stata la replica del figlio - è lei che si ostina a trattarmi male: mi dà una paghetta settimanale troppo modesta, e a me che sono disoccupato quei soldi non bastano. E, poi, cucina veramente male...".

L'intervento dell'agente di polizia ha smorzato i toni dello scontro e madre e figlio sono tornati a casa insieme, con tanto di chiavi e paghetta per lui.

(ilmessaggero.it, 2 agosto 2007)