02 agosto 2007

Coldiretti, nessun rincaro dai biocarburanti

In Europa i rincari dei prezzi al consumo degli alimenti non possono essere attribuiti allo sviluppo dei biocarburanti con l'utilizzo a fini energetici dei prodotti agricoli comunitari". Ad affermarlo è oggi la Coldiretti sulla base dei risultati di una ricerca della Commissione Europea che ha analizzato l'impatto sui mercati alimentari e non alimentari dell'UE e sul mercato mondiale, dell'applicazione dell'obiettivo minimo del 10% di biocarburanti sul totale dei carburanti nel settore trasporti dell'UE per il 2020.

Non solo, perché l'organizzazione agricola precisa che proprio la produzione di bioenergie rappresenta una delle maggiori opportunità per l'agricoltura comunitaria e che il tasso del 10% potrebbe "garantire una via sostenibile nel fornire all'UE carburanti rinnovabili per il trasporto senza compromettere il mercato alimentare e mangimistico domestico e quello non alimentare".

E' da queste conclusioni che la Coldiretti prende spunto per ribadire ancora una volta il suo "no" agli allarmi per aumenti dei prezzi degli alimentari causati dalle materie prime agricole oppure proprio dall'uso energetico di queste.

Anzi, i rappresenti dei coltivatori sottolineano che in Italia "si registrano pesanti ritardi nello sviluppo di energie alternative provenienti dalle coltivazioni agricole nazionali e, ad oggi, non c'è neanche l'ombra di biocarburanti nei distributori nonostante gli obiettivi fissati dalla Finanziaria, che prevede che i biocarburanti come il biodiesel o il bietanolo ottenuti dalle coltivazioni agricole debbano essere distribuiti in Italia nel 2007 in una quota minima dell'1% di tutto il carburante (benzina e gasolio) immesso in consumo".

Coldiretti precisa poi che il rispetto della soglia del 10% implica l'utilizzazione in tutta Europa per fini energetici di circa 59 milioni di tonnellate di cereali (18% del consumo dell'UE), in particolare frumento tenero e mais, e in minima parte orzo, e la paglia per la seconda generazione di biocarburanti.

Questo fabbisogno secondo la Commissione potrebbe essere soddisfatto con un aumento annuo minimo dell'1% nelle rese per un valore di 38 milioni di tonnellate mentre altre 14 milioni di tonnellate potrebbero essere offerte dalla messa a coltura di due milioni di ettari attualmente destinati a riposo (set aside) e il resto attraverso le importazioni.

"Secondo quanto riportato - sottolinea a questo proposito la Coldiretti -, le importazioni da Paesi terzi dovrebbero provvedere a soddisfare circa il 20% del consumo di carburante, di questo circa la metà dovrebbe derivare da materiale di estrazione di prima generazione e soprattutto oli di semi e oli vegetali, e pertanto l'incidenza sui mercati agricoli sarà limitata". Ma quale effetto tutto ciò potrebbe avere sui prezzi? Per i coltivatori praticamente nessuno.

"I prezzi dei cereali - precisa infatti la Coldiretti - rimarrebbero stabili, mentre quelli del mais sarebbero lievemente superiori ai prezzi d'intervento. Anche i mercati delle colture oleaginose come la soia dovrebbero restare invariati, anche se quello del girasole potrebbe registrare qualche aumento dei prezzi ma la possibilità di utilizzare sottoprodotti dei cereali destinati a fini energetici per l'alimentazione degli animali potrebbe beneficiare l'attività di allevamento di bovini, maiali e polli".

Globalmente, le superfici destinate alla produzione di biocarburanti ammonterebbero a 17,5 milioni di ettari nel 2020 e nuovi posti di lavoro potrebbero essere creati nelle attività a valle e nella trasformazione dei biocarburanti.

(Milano Finanza, 30/07/2007)

Nessun commento:

Posta un commento