02 ottobre 2007

Ecco dove sono i morti

Myanmar - 01.10.2007





Trovati cadaveri nei canali intorno Rangoon. Si crede siano monaci gettati in mare dai militari

Come i desaparecidos che i militari argentini trucidavano nel 1978. Così anche le vittime della repressione militare della Giunta birmana guidata da Than Shwe sarebbero in parte state gettate in mare. Alcuni siti della dissidenza birmana hanno rilanciato la notizia che verrebbe da diversi collaboratori a Rangoon. Al momento ci sono anche un paio di foto che mostrano i corpi di monaci rinvenuti nei canali tra l'ex capitale e il mare delle Andamane. "Diversi nostri attivisti ci chiamano per segnalare corpi di monaci che galleggiano nelle secche, nei canali e nei golfi vicino al mare" ha detto a PeaceReporter il caporedattore di un sito che raggruppa i dissidenti birmani in esilio. "Questo confermerebbe la voce che i militari, dopo aver prelevato nei giorni scorsi i monaci dai monasteri di Rangoon, li hanno caricati su navi della Marina militare per poi scaricarli in mare aperto". Come durante la dittatura militare argentina,come nel libro ''El Vuelo'' del giornalista Horacio Verbitski, dove i 'desaparecidos' venivano scaricati nell'oceano da elicotteri militari in volo. E di "parecchie persone disperse" parla anche con PeaceReporter Democratic Voice of Burma dalla Norvegia, a nome di tutti i dissidenti che danno informazioni dalla Rangoon resa deserta dalla furia dei soldati. "Stiamo passando dalla repressione militare alla 'Pulizia personale' una nuova variante birmana della 'pulizia etnica', dove le persone degli oppositori vengono eliminate, ci ha detto al telefono Moe Aye, caporedattore di Dvb e coordinatore dei collaboratori da Rangoon. Questa notizia si aggiunge al timore che i duecento morti dei giorni passati siano stati immediatamente cremati per non lasciare tracce della brutalità del regime, come confermato da quanto risulta al servizio funerario centrale di Rangun in Ayewae, che avrebbe ricevuto oltre 200 cadaveri nei 4 giorni di repressione più dura, o come risulterebbe a diversi cimiteri. Da più parti le voci dicono che i corpi dei manifestanti uccisi sono stati bruciati immediatamente, per non lasciarsi dietro tracce della carneficina.

E altri scenari inquietanti, con diverse similitudini con le dittature sudamericane degli anni ’70, ci provengono dai racconti dei dissidenti che hanno raccolto informazioni su dove vengono portate le persone arrestate nel corso delle manifestazioni degli ultimi 5 giorni. Secondo i calcoli delle organizzazioni di dissidenti, dall'inizio delle manifestazioni contro il regime il 19 agosto passato, i militari hanno represso le proteste arrestando finora quasi 6mila attivisti e monaci "scesi a marciare a fianco del popolo birmano". Tra essi, oltre 2mila sono monaci e 100 dovrebbe essere le suore; il resto sarebbero studenti del movimento di protesta e simpatizzanti del Nld (National League for Democracy) di Aung San Suu Kii. Per loro il regime ha già allestito quattro centri di detenzione, con analogie che ricordano i primi mesi della repressione seguita al golpe cileno dell'11 settembre 1973 di Augusto Pinochet. I quattro centri sono nella cittadina di Insein, nord di Rangoon, intorno la più grande e tristemente famosa prigione che negli ultimi 40 anni ha raccolto i prigionieri politici, oppositori del regime. Uno è lo stadio di calcio Taks, "dove si troverebbero tra i 2 e i 3mila oppositori prigionieri" secondo quanto riportato da ‘Democratic Voice of Burma, organo dei dissidenti birmani in esilio. Sotto il dominio britannico, lo stadio era un ippodromo per le gare di galoppo. Poi un ex Istituto tecnico di informatica, "i cui studenti sono stati allontanati da scuola", il Ddi; una ex fabbrica chimica di medicinali denominata 'Bbin' e un vero campo di tende, eretto a lato dell'enorme struttura di Insein.

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