17 novembre 2007

Io e Salvatore Borsellino

Mi ritrovo qui, ad un anno di distanza, a scrivere una lettera dai contenuti identici a quella dell’anno prima.

Devo di nuovo scendere in campo per difendermi e per difendere la mia famiglia, soprattutto mio nonno e mio zio che oggi non ci sono più e non possono farlo da soli.

Un anno fa scrivevo al presidente della regione Sicilia, Cuffaro, per chiedergli di tenersi stretti i volgari denari che gli sarebbero pervenuti dai processi vinti contro i suoi diffamatori anziché devolverli alle famiglie delle vittime di mafia.

Non fosse altro perché egli stesso era indagato per mafia.

E un bracconiere che sostiene il Wwf non sarebbe stato credibile.

Oggi devo di nuovo intervenire e ricordare, questa volta al ministro della giustizia Mastella, che i familiari di vittime di mafia non sono una merce elettorale, né un modo per giustificare querele per diffamazione e farle sembrare più buone.

E’ di oggi infatti, la notizia che il ministro Mastella querelerà Beppe Grillo per delle sue dichiarazioni, è devolverà ai familiari di vittime di mafia l’indennizzo che prevede di percepire.

E’ squallido l’atteggiamento e la mentalità di personaggi come Mastella, che si scomodano e ci chiamano in causa per promettere spiccioli a quelli che forse vedono come morti di fame che elemosinano, dimenticandosi che non è di denaro che abbiamo sete, ma di giustizia e di verità, anche in casi che nulla hanno a che fare con i nostri personali trascorsi ma che ci darebbero speranza per il futuro, come quello De Magistris. E io e la mia famiglia oggi siamo stanchi di subire queste reiterate offese alla nostra dignità e a quella dei nostri cari che sono stati uccisi da un’associazione criminale chiamata mafia, ma anche da uno stato che non ha saputo proteggere un uomo come mio nonno che cercava verità per il figlio ucciso, a cui ha concesso solo una pistola per difendersi.

Sono disgustato e fatico a rimanere composto e a mantenere un linguaggio degno della memoria dei miei parenti, ma la rabbia, l’indignazione verso un personaggio come Mastella, che si eleva a nostro paladino è tanta, e questa volta non tollereremo questo ennesimo atto di sprezzante carità.

Ci ha provato Cuffaro, adesso Mastella.

Ma perché in Italia è così difficile essere lasciati in pace, lontani da becere diatribe politiche, a condurre una personale lotta per la memoria, per il ricordo dei propri cari e di tutti quelli che come loro credevano e sono morti per la giustizia.

Perché non si può rimanere da soli, ad assimilare e metabolizzare un dolore che ci ha sconvolto l’esistenza?

Ho capito che in Italia non si può. Ogni giorno dobbiamo subire un “nuovo arrembante” che getta fango su delle famiglie che per colpa della mafia ancora piangono.

Ogni giorno un nuovo eroe che si mette in bocca parole su cui invece dovrebbe riflettere e fare mea culpa.

Un giorno ci tocca sentire il presidente dell’assemblea siciliana Miccichè dire che è un brutto simbolo intitolare l’aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino perché ricordano la mafia.

Quello dopo un ministro della repubblica indagato abuso d’ufficio, finanziamento illecito dei partiti e truffa che vuole diventare nostro azionista e darci i soldi di Beppe Grillo, colpevole di salvaguardare a Strasburgo un giudice che lui vorrebbe fuori gioco.

Il rispetto, il senso dello stato non si vende e non si compra, per diamine.

Io sono stanco, sfiancato.

Sono stanco di dovere difendere i miei parenti non da mafiosi o criminali, che sarebbe anche una mia prerogativa e una scelta di vita che ho fatto, ma da gente che dovrebbe far di tutto per starci accanto e per aiutarci.

Ma come ci si può permettere di parlare di soldi, di fare i gradassi su questioni così delicate.

La famiglia Calasanzio rifiuta formalmente ogni contributo, ogni centesimo proveniente da queste fonti, non perché siamo ricchi od arroganti, ma perché abbiamo vissuto una tragedia che ci ha duramente messi alla prova, e perché vorremmo solo una buona politica, un impegno serio per stare accanto a quelle famiglie come la nostra che sono state colpite da un associazione criminale.

La dignità non si compra, caro ministro, continui per la sua strada, lasciandoci in pace, perché siamo gente onesta, modesta e composta, che non vogliamo mai essere confusi con chi fa la guerra alla magistratura democratica che porta avanti le proprie indagine con rispetto sia per la parte offesa che per gli indagati.

Una magistratura che mai ci ha giovato, regalandoci solo una condanna per il killer di mio nonno e tanta sofferenza, ma che nonostante questo mai ci sentiremmo di attaccare e demonizzare, perché rappresenta la giustizia, l’unica e l’ultima cosa in cui crediamo.

Benny Calasanzio

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