16 febbraio 2010

David Foster Wallace, Infinite Jest (96)

il periodo dei futili nodi che vengono al p(t?)ettine

1) è finito. niente più pemulis, GATELY, penombra, madame psychosis, finito l'Anno del Pannolone per Adulti Depend, nessun Incandenza più, niente più ennet house, sostanze chimiche, tennis, riabilitazioni, delint, rusk, mami, lyle, enfield, cartucce di intrattenimento, tp, Lui in Persona, canada, e.t.a., eschaton, john wayne, schacht, p.m., fasciature, comm.&amm., niente più master né antitoi, né paragrafi in nota.
1450 pagine, di cui 200 di note, due anni impiegati a leggerlo a singhiozzo, fargli prendere la polvere per poi decidermi a proseguire seriamente a leggerlo. irrazionalmente stavo cominciando a convincermi che questi almeno-tre-quattro-romanzi-fusi-tra-loro sarebbero durati per sempre, rendendo superfluo qualsiasi altra lettura. come un Intrattenimento Perfetto.

2) una prosa densa, stratificata, manco a dirlo complessa, compulsiva, instancabile e iperdescrittiva che riempe pagine morbose e verbose. ergo, o ci credi e spingi fino in fondo, convinto, oppure è meglio lasciar perdere, non ne "vale la pena".
io ovviamente non ho fatto né uno né l'altro, l'ho iniziato due anni fa, l'ho abbandonato una, due volte, l'ho lasciato sul comodino a prendere polvere.

3) continui flashback e flash forward. il banco di prova per me è stato raggiungere pagina 268. (e poi 400 per la conferma.) lì ho ricevuto l'intuizione, l'idea che ne "valesse la pena". da quel punto in poi (per me) è (stata) pianura. oddio, più lunga della val padana; non una passeggiata, ma neanche una parete verticale. da affrontare con metodo.
wallace ti ricompensa.

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