27 dicembre 2007

SLA e calcio

Bonolis invita alcuni ospiti per parlare delle morti sospette di giocatori di calcio e sul possibile collegamento con il doping. Molti dei calciatori citati sono morti in seguito a sclerosi laterale amiotrofica. Ovviamente nessuno (né il conduttore né gli ospiti) fa altre ipotesi: fa più audience scagliarsi contro i pericoli del doping...

Ma se...

Gli stessi agenti dopanti assunti dai calciatori vengono impiegati illecitamente in altri sport. Se fossero loro i responsabili, perché negli altri sport non c'è una percentuale così superiore alla media di casi di SLA come accade invece nel calcio (100-150 volte la norma)???

Commento

È molto più plausibile la tesi secondo la quale nel calcio i continui traumatismi e soprattutto l'interessamento del sistema nervoso centrale (colpi di testa) possano essere all'origine della malattia. Purtroppo la tesi del doping è molto più comoda perché si salva lo sport e il business. Se un genitore vuole che il figlio si diverta o che diventi ricco e famoso come Maradona lo mandi pure a calcio, ma se pensa che il calcio sia uno sport sanissimo, rifletta...

Sono arrivati i primi "contro ma se...".

> come mai questo problema sembra emerso negli ultimi anni e non è invece una malattia che nasce insieme al gioco del calcio

Il periodo incriminato riguarda gli ultimi 20-30 anni. Prima di tale periodo il calcio risultava meno "pericoloso" per alcuni motivi:

a) si giocava di meno e i tempi di recupero dei traumatismi erano più lunghi. Pensiamo a un pugile: un conto è se fa un incontro all'anno e un altro se ne fa uno al mese. Nel primo caso il suo corpo ha tempo di restaurare i danni.

b) Prima del 1970 non esisteva l'abitudine di usare massicciamente antidolorifici. Gli antidolorofici (che non sono doping, ma farmaci normalissimi venduti a TUTTI in farmacia: qui si potrebbe aprire un dibattito sul fatto che sia corretto che la vendita sia libera, ma esula dal nostro tema) non fanno altro che sopprimere il dolore, permettendo altri traumi su traumi.

> Si potrebbe fare un'analisi comparativa con il rugby, hockey, motociclismo e la box dove traumatismi sono simili o superiori a quelli del calcio.

L'esempio non è corretto. Il calcio è l'unico che unisce un'accoppiata mortale: traumatismi alla testa e traumatismi in allenamento. E questo ormai per 12 mesi all'anno. Il pugile per lunghi periodi della sua preparazione non subisce lo stesso traumatismo che sopporta durante il match. Un calciatore ogni volta che si allena colpisce di testa per 10-20-30 volte al giorno.

> Ogni sport, da quel poco che trapela, ha i suoi dopanti. Il calcio, a differenza di altri sport, necessiterebbe contemporaneamente di dopanti per migliorare il fondo, dopanti per migliorare la rapidità, e dopanti per consentirti di essere per 10 mesi sempre ad altissimi livelli con impegni, in termini di partite, che alle volte sfiorano le 100 partite all'anno. Ogni riferimento ad altri sport, sotto questo punto di vista, mi sembra improprio.

Pensiamo al ciclismo: circolano esattamente gli stessi dopanti del calcio. Epo per aumentare la resistenza, anabolizzanti per aumentare la forza, stimolanti per essere sempre al meglio (100 partite all'anno sono una bazzecola rispetto a correre Giro d'Italia, Tour de France, mondiali ecc.). Non vedo differenze. Inoltre occorre rilevare che 30 anni fa non c'erano gli agenti dopanti di oggi (epo, nandrolone ecc.): spesso era solo un doping fai da te con sostanze che nulla hanno a che vedere con quelle attuali, quindi sarebbe comunque fuor di luogo tirare in ballo il doping attuale.
(www.albanesi.it)

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