20 aprile 2010

milano, tangenziale ovest, ore 17 di un pomeriggio di primavera.
traffico, rallentamenti, code, macchine, vetri per terra, stress. cerco di passare sopra tutto questo con lo spirito zen fai-da-te, che cade miseramente vedendo in direzione opposta un groviglio di lamiere, macchine incastrate, pezzi sparsi, un camion infilato in un'auto, e sull'asfalto un corpo avvolto in un lenzuolo bianco. c'è vento, penso, per questo non è semplicemente appoggiato sopra ma avvolto come un sudario.
su queste cazzate rimugino, cercando di distogliere la mente da pensieri malsani, che faccia ha quel morto, qual è stato il suo ultimo pensiero, chi si è accorto per primo che non respirava più, chi lo andrà a dire ai suoi familiari, che magari sono al lavoro, sullo scuolabus, in casa a scopare con l'amante. che mente marcia.
avendo da poco fatto un incidente mi rendo conto che morire per strada è davvero un attimo, una questione di dettagli.
poi arrivo, parcheggio, mi prendo un caffè, dell'acqua, entro in ufficio e tutto si fa banale, il solito calcio/figa/traffico/meteo, com'è andata ieri sera, vado in montagna sabato, mercoledì mi dai un cambio, tutto torna banale e inesorabile.
per un attimo sono stato partecipe della fine ovvia e schifosa di un essere umano, ora riprendo la mia banale e lineare vita. tra un'ora vado a cena, non c'è tempo per le vibrazioni sottocutanee.
ho bisogno di purificarmi, ho bisogno di bulgakov.
mi inquino la mente con internet. e con lo stoxx ribasato.

1 commento:

  1. Anonimo18:37

    subisco inesorabilmente il fascino "dell'altra parte", quella che a volte, per un momento assoluto, scaraventa il solito giù in fondo, in un buco nero e lontano, diventando la vita anche se per poco. quando poi torno indietro al mercoledì in montagna, il cambio di turno, stasera cosa mi metto, giuro che vorrei morire, in un attimo assoluto ancora.
    T.H.

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