31 luglio 2010
30 luglio 2010
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diamanda galas,
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28 luglio 2010
27 luglio 2010
non è bastato
del solido acciaio
per farmi guarire dal mal di schiena
per farmi guarire dal mal di schiena
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26 luglio 2010
25 luglio 2010
Erykah Badou, New Amerykah
New Amerykah Part One: 4th World War (08)
New Amerykah Part Two: Return of the Ankh (10)
all'inizio pensavo meglio. poi con gli ascolti crescono. sono molto belli. arrembì.
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erykah badou,
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Il teatro degli orrori, Raro EP (10)
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20 luglio 2010
Vladimir Nabokov, La difesa di Lužin (1930)
acerbo
climax finale
primo romanzo di v.n.
sarebbe un interessante soggetto per un film. e infatti...
wow, emily watson e john turturro.
★ ★ ☆
climax finale
primo romanzo di v.n.
sarebbe un interessante soggetto per un film. e infatti...
wow, emily watson e john turturro.
★ ★ ☆
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ritorno a casa.
bolzano bella, ma fredda. non nella temperatura, nell'accoglienza delle persone. sarà un mio pregiudizio, ma ho avvertito sguardi di diffidenza e quasi disprezzo. con in mezzo i carabinieri in macchina col tipico fare italiota che intralciavano l'area pedonale.
ma, ripeto, spero davvero di essermi sbagliato, dato il pochissimo tempo che vi ho passato, perché sembra decisamente vivibile.
in montagna luoghi sptaclari, anche lì da passarci più tempo e con la giusta compagnia. scegliendo quanto dedicare alle persone, alle montagne e alla cucina.
bolzano bella, ma fredda. non nella temperatura, nell'accoglienza delle persone. sarà un mio pregiudizio, ma ho avvertito sguardi di diffidenza e quasi disprezzo. con in mezzo i carabinieri in macchina col tipico fare italiota che intralciavano l'area pedonale.
ma, ripeto, spero davvero di essermi sbagliato, dato il pochissimo tempo che vi ho passato, perché sembra decisamente vivibile.
in montagna luoghi sptaclari, anche lì da passarci più tempo e con la giusta compagnia. scegliendo quanto dedicare alle persone, alle montagne e alla cucina.
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val di fassa
Wu Ming, 54 (02)
forse non all'altezza di Q, è però più pirotecnico e ugualmente ben scritto.
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★ ★ ★ ★
(p. 3)
Non c'è nessun «dopoguerra».
Gli stolti chiamavano «pace» il semplice allontanarsi del fronte.
Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro.
Oltre la prima duna gli scontri proseguivano. Zanne di animali chimerici affondate nelle carni, il Cielo pieno d'acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra.
Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di «libertà», «democrazia», «qui da noi», mangiando i frutti di razzie e saccheggi.
Difendevano la civiltà da ombre cinesi di dinosauri.
Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi.
Difendevano l'ombra cinese di una civiltà.
Difendevano un simulacro di pianeta.
(p. 163)
[...] una sera, un ubriaco inneggiò a Stalin nella piazza del paese. I fascisti gli saltarono addosso, sette contro uno. Vittorio si gettò nella mischia, ne stese qualcuno, ma fu sopraffatto e bastonato a sangue.
Così Pierre imparò a odiarli.
Pochi giorni dopo, Vittorio prese da parte lui e Nicola e con un occhio ancora pesto e mezzo chiuso gli elargì l'insegnamento più categorico e incisivo della sua vita, qualcosa da associare per sempre alla figura di Vittorio Capponi. Puntò gli occhi su di loro: – Non so può sempre stare a guardare.
(p. 217)
Le informazioni al Ministero arrivavano sempre di prima mano. Il Comitato aveva ereditato l’intera rete.
Pochi anni prima erano state scoperte le talpe che fin dagli anni Trenta lavoravano dentro il Servizio segreto britannico. Le voci di corridoio dicevano che alcuni di loro erano «rientrati» a Mosca e che quelli rimasti «fuori» avevano preso precauzioni, ridimensionando la propria attività. Comunque stessero le cose, era gente in gamba, che aveva fatto carriera dentro le file nemiche, rinunciando all’amor di patria per servire la causa del socialismo. Nessuno, eccetto i grandi capi, sapeva chi fossero, ma Zhulianov provava per loro grande ammirazione. Adesso anche lui aveva un ruolo nel meticoloso ingranaggio.
Il materiale che aveva in mano proveniva da Londra. Dieci cartelle dattiloscritte con le informazioni di cui aveva bisogno.
Non si trattava di rapire un agente nemico, uno scienziato che voleva cambiare bandiera o un residente che doveva rientrare. Niente di tutto questo.
La persona da prelevare era uno degli attori americani piú famosi, in realtà un inglese naturalizzato. Zhulianov ricordava tutti i film che gli avevano mostrato per perfezionare l’accento: decine, centinaia di film in cui la borghesia americana metteva in scena senza pudore la propria decadenza e corruzione morale. Drammi familiari, tradimenti, commedie degli equivoci, lusso ostentato. E gli squallidi film di guerra dove i russi non comparivano mai. Come se non fossero stati i primi a fermare Hitler, mentre gli angloamericani giocavano alle battaglie navali. I primi a entrare a Berlino, quando gli Alleati ancora arrancavano nei pantani del Reno.
Gli attori però non avevano colpa. Pezzi della grande macchina propagandistica americana, salariati di lusso che barattavano la dignità in cambio di gloria e denaro. In Unione Sovietica il cinema era al servizio del popolo. Nei paesi capitalisti il popolo era al servizio del cinema. Milioni di lavoratori storditi dalle commedie hollywoodiane perchè dimenticassero la condizione di sfruttati e corressero a spendere i soldi ai botteghini.
La fotografia di Cary Grant campeggiava in cima alla documentazione, insieme alla descrizione fisica e ai segni particolari. Le direttive erano chiare: avrebbe comandato una squadra di quattro elementi, militari preparati e motivati. Si trattava di individuare l’obiettivo, intercettarlo, quindi trasferirlo su una nave mercantile bulgara in rotta per Malta. L'ostaggio doveva restare a bordo della nave per settantadue ore. Poi essere rilasciato di fronte al comando della Military Intelligence a La Valletta.
Andrej Zhulianov pensò alla vecchia madre, a Kiev. Sarebbe stata fiera di lui.
(p. 465)
Hitch era di fianco a lui. Sagoma celeberrima, pancia prominente, testa pelata. Sguardo da cui il sarcasmo tracimava, ogni centimetro cubo del corpo intento a digerire la cena. Hitch era un lento stomaco antropomorfo. Il sarcasmo era acido cloridrico, l'immaginazione un gioco di enzimi, Hitch digeriva le forme di vita circostanti, proteine e vitamine per il corpus delle sue opere.
C'era anche Grace. Abito da sera blu scuro, piú nero del nero.
Cary la conosceva da pochi giorni. L'aveva ammirata a distanza, ora la ammirava da vicino. Concentrata senza rinunciare alla leggerezza. Provocante senza essere aggressiva. Bella e bionda senza essere vistosa. Bella e bionda.
Una sensazione di déja vu. Solo un istante.
Non vedeva l'ora di cominciare le riprese.
Tre schiene rivolte al bar del casinò, tre sorrisi e sei occhi, la varia umanità che cominciava a brulicare.
(p. 606)
Quindici, Dispari, Nero
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★ ★ ★ ★
(p. 3)
Non c'è nessun «dopoguerra».
Gli stolti chiamavano «pace» il semplice allontanarsi del fronte.
Gli stolti difendevano la pace sostenendo il braccio armato del denaro.
Oltre la prima duna gli scontri proseguivano. Zanne di animali chimerici affondate nelle carni, il Cielo pieno d'acciaio e fumi, intere culture estirpate dalla Terra.
Gli stolti gonfiavano il petto, parlavano di «libertà», «democrazia», «qui da noi», mangiando i frutti di razzie e saccheggi.
Difendevano la civiltà da ombre cinesi di dinosauri.
Difendevano il pianeta da simulacri di asteroidi.
Difendevano l'ombra cinese di una civiltà.
Difendevano un simulacro di pianeta.
(p. 163)
[...] una sera, un ubriaco inneggiò a Stalin nella piazza del paese. I fascisti gli saltarono addosso, sette contro uno. Vittorio si gettò nella mischia, ne stese qualcuno, ma fu sopraffatto e bastonato a sangue.
Così Pierre imparò a odiarli.
Pochi giorni dopo, Vittorio prese da parte lui e Nicola e con un occhio ancora pesto e mezzo chiuso gli elargì l'insegnamento più categorico e incisivo della sua vita, qualcosa da associare per sempre alla figura di Vittorio Capponi. Puntò gli occhi su di loro: – Non so può sempre stare a guardare.
(p. 217)
Le informazioni al Ministero arrivavano sempre di prima mano. Il Comitato aveva ereditato l’intera rete.
Pochi anni prima erano state scoperte le talpe che fin dagli anni Trenta lavoravano dentro il Servizio segreto britannico. Le voci di corridoio dicevano che alcuni di loro erano «rientrati» a Mosca e che quelli rimasti «fuori» avevano preso precauzioni, ridimensionando la propria attività. Comunque stessero le cose, era gente in gamba, che aveva fatto carriera dentro le file nemiche, rinunciando all’amor di patria per servire la causa del socialismo. Nessuno, eccetto i grandi capi, sapeva chi fossero, ma Zhulianov provava per loro grande ammirazione. Adesso anche lui aveva un ruolo nel meticoloso ingranaggio.
Il materiale che aveva in mano proveniva da Londra. Dieci cartelle dattiloscritte con le informazioni di cui aveva bisogno.
Non si trattava di rapire un agente nemico, uno scienziato che voleva cambiare bandiera o un residente che doveva rientrare. Niente di tutto questo.
La persona da prelevare era uno degli attori americani piú famosi, in realtà un inglese naturalizzato. Zhulianov ricordava tutti i film che gli avevano mostrato per perfezionare l’accento: decine, centinaia di film in cui la borghesia americana metteva in scena senza pudore la propria decadenza e corruzione morale. Drammi familiari, tradimenti, commedie degli equivoci, lusso ostentato. E gli squallidi film di guerra dove i russi non comparivano mai. Come se non fossero stati i primi a fermare Hitler, mentre gli angloamericani giocavano alle battaglie navali. I primi a entrare a Berlino, quando gli Alleati ancora arrancavano nei pantani del Reno.
Gli attori però non avevano colpa. Pezzi della grande macchina propagandistica americana, salariati di lusso che barattavano la dignità in cambio di gloria e denaro. In Unione Sovietica il cinema era al servizio del popolo. Nei paesi capitalisti il popolo era al servizio del cinema. Milioni di lavoratori storditi dalle commedie hollywoodiane perchè dimenticassero la condizione di sfruttati e corressero a spendere i soldi ai botteghini.
La fotografia di Cary Grant campeggiava in cima alla documentazione, insieme alla descrizione fisica e ai segni particolari. Le direttive erano chiare: avrebbe comandato una squadra di quattro elementi, militari preparati e motivati. Si trattava di individuare l’obiettivo, intercettarlo, quindi trasferirlo su una nave mercantile bulgara in rotta per Malta. L'ostaggio doveva restare a bordo della nave per settantadue ore. Poi essere rilasciato di fronte al comando della Military Intelligence a La Valletta.
Andrej Zhulianov pensò alla vecchia madre, a Kiev. Sarebbe stata fiera di lui.
(p. 465)
Hitch era di fianco a lui. Sagoma celeberrima, pancia prominente, testa pelata. Sguardo da cui il sarcasmo tracimava, ogni centimetro cubo del corpo intento a digerire la cena. Hitch era un lento stomaco antropomorfo. Il sarcasmo era acido cloridrico, l'immaginazione un gioco di enzimi, Hitch digeriva le forme di vita circostanti, proteine e vitamine per il corpus delle sue opere.
C'era anche Grace. Abito da sera blu scuro, piú nero del nero.
Cary la conosceva da pochi giorni. L'aveva ammirata a distanza, ora la ammirava da vicino. Concentrata senza rinunciare alla leggerezza. Provocante senza essere aggressiva. Bella e bionda senza essere vistosa. Bella e bionda.
Una sensazione di déja vu. Solo un istante.
Non vedeva l'ora di cominciare le riprese.
Tre schiene rivolte al bar del casinò, tre sorrisi e sei occhi, la varia umanità che cominciava a brulicare.
(p. 606)
Quindici, Dispari, Nero
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wu ming
Crookers, Tons of friends (10)
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crookers,
kelis,
kid cudi,
major lazer,
miike snow,
musica,
pitbull,
roisin murphy,
soulwax,
will.i.am
Jimi Hendrix, Valleys of Neptune (10?!)
Well, I wait around the train station
Waitin' for that train
Waitin' for the train, yeah
Take me away
From this lonesome place
Well, now a while lotta people put me through a lotta changes
My girl put me down
The tears burnin'
Tears burnin' me
Tears burnin' me
Way down in my heart
Well, you know it's too bad, little girl,
it's too bad
Too bad we have to part (have to part)
Hear my train a comin'
Gonna leave this town, yeah
Gonna leave this town
Gonna be a voodoo child
Gonna be a magic boy
Come back and buy this town Come back and buy this town
An' put it all in my shoe
That's what I'm gonna do
And if we'll make love one more time
Might even give a piece to you
Hear my train a comin'
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hear my train a comin',
jimi hendrix,
musica
16 luglio 2010
un tranquillo giorno feriale di paura
svolgimento
è bello essere svegliati all'alba da un elicottero della polizia che partecipa a una retata per arrestare una banda di spacciatori italo-albanesi che vive nel tuo quartiere, per poi trovare sulla strada dell'ufficio un camion carbonizzato. quasi quasi vado a rilassarmi a bogotà.
è bello essere svegliati all'alba da un elicottero della polizia che partecipa a una retata per arrestare una banda di spacciatori italo-albanesi che vive nel tuo quartiere, per poi trovare sulla strada dell'ufficio un camion carbonizzato. quasi quasi vado a rilassarmi a bogotà.
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lamentiamoci sempre,
minchiate,
provincia meccanica,
resti di vita vissuta
13 luglio 2010
sono in bici. buco la ruota. l'aria compressa non funziona. sono a piedi. riesco a tornare a casa sporco d'olio e moscerini. nel mettere la bici sulla macchina (di uno sconosciuto) mi viene una fitta alla schiena. la porto ad aggiustare (la bici, non la schiena), "c'è da cambiare coperture e deragliatore", saranno 80-100 euro. doccia, dentista, 40 minuti di anticamera, mi addormenta mezza faccia, mi trapàna, salto il pranzo.
adesso sono in macchina in un lago di sudore, affamato, aria condizionata a manetta (quindi stasera sarò bloccato), senza poter bere e bestemmiare perché biasciuisfio (biascico). sembro il conte mascetti dopo l'ictus.
mal di schiena e mal di denti.
per consolarmi, dal benzinaio ho preso un orso rosso su un camion giallo, con un bottone per sparare l'acqua.
se me lo fottono brucio l'ufficio. forfovio.
adesso sono in macchina in un lago di sudore, affamato, aria condizionata a manetta (quindi stasera sarò bloccato), senza poter bere e bestemmiare perché biasciuisfio (biascico). sembro il conte mascetti dopo l'ictus.
mal di schiena e mal di denti.
per consolarmi, dal benzinaio ho preso un orso rosso su un camion giallo, con un bottone per sparare l'acqua.
se me lo fottono brucio l'ufficio. forfovio.
10 luglio 2010
Gonjasufi, A Sufi & A Killer (10)
è sbilenco, le tracce iniziano e finiscono alla cazzo. più che un album definitivo sembra una cartella di provini. ma sotto la spessa coltre di fumo si intravede qualcosa di buono. acerbo ma gustoso. le tracce compiute lasciano intravedere qualcosa di notevole, come la già sentita Candylane: una base, tre campionamenti, la voce. come nel più ovvio dei luoghi comuni, a volte le cose più semplici sembrano essere le migliori.
tenere perdinci
02 luglio 2010
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