05 ottobre 2010

C'è sempre una nonna

Ciclismo
Torri shock: "Doping? Andrebbe legalizzato"
Il capo della Procura Antidoping del Coni, parla della diffusione sulle pratiche illecite: "Non credo verranno mai estirpate, tutti i ciclisti ne fanno uso"

ROMA - Alberto Contador, trovato positivo all'ultimo Tour di France, potrebbe essere solo la punta dell'iceberg. E' la tesi del capo della Procura Antidoping del Coni, Ettore Torri. Torri è convinto che tutti i ciclisti facciano uso di sostanze vietate e che il doping andrebbe paradossalmente legalizzato se non fosse dannoso per la salute degli atleti. "Non sono l'unico che lo dice - ha dichiarato ad Associated Press -, ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che tutti si dopano".

Se questa pratica non fosse dannosa per la salute degli atleti, ci sarebbe una soluzione possibile per non configurare ingiustizie tra gli atleti: legalizzare l'abuso di farmaci. "Non è giusto quando si trova solo un atleta su cento. Più lavoro in questo campo e più mi meraviglio della diffusione del doping, e non credo che verrà estirpato, per il semplice fatto che si evolve continuamente. Escono sempre nuove sostanze sulle quali non esistono controlli".

Parlando del caso Contador, Torri ha ricordato come il Coni sia stato "il primo ad attaccare il sistema spagnolo, che era una torre inattaccabile. Contador può imputare la sua positività alla carne che ha mangiato ma non basta, deve dimostrarlo".

Torri ne ha anche per i preparatori: "Sono bravissimi nel loro lavoro e sono in grado di prescrivere il necessario per rimanere al di sotto della soglia del doping, aiutati In qualche caso dalla complessità dei regolamenti favorisce gli atleti incolpati".

La scorsa settimana Torri ha appreso la notizia del rinvenimento di 50 pillole sospette nell'abitazione di Riccò, astro nascente del ciclismo italiano già squalificato per doping. Nei giorni scorsi Enrico Rossi, suo cognato ed ex compagno di squadra nella Ceramica Flaminia, è stato arrestato e Coni, attraverso il tribunale nazionale antidoping, ha squalificato per quattro anni la sorella di Basso, Elisa, riconosciuta responsabile di traffico di doping. Un quadro inquietante, visto che Elisa Basso è la moglie di Eddy Mazzoleni, ciclista ugualmente coinvolto in vicende di doping. "Si chiama doping di famiglia - ha detto Torri -. E' incredibile. Se le pillole trovate in casa di Riccò dovessero comprendere prodotti vietati, questo rischierebbe una squalifica a vita per recidiva. Vedremo quali spiegazioni fornirà, può sempre dimostrare che erano per la nonna. C'è sempre una nonna, un filetto o chissà cos'altro".
(repubblica.it, 5/10/10)

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