10 marzo 2008

L’apparenza della somiglianza


In principio c’era Dieter Rams. Il suo lavoro come direttore del design alla Braun dagli anni Cinquanta fino al 1997, ha dato alla luce prodotti di grande successo (basti ricordare che molte sue creature sono esposte al MoMA). Poi venne Jonathan Ive, dal ’97 la mente della Apple in fatto di design. I suoi prodotti, dall’iPod all’iPhone, sono sulla bocca e, se non nelle tasche di tutti, almeno nei desideri di molti.


E alla fine arrivarono i blogger, a mettere in dubbio l’originalità del secondo in favore del genio del primo. Da quando, infatti, nelle scorse settimane il blog americano Gizmodo ha sostenuto che «quando si guardano con attenzione i prodotti Braun degli anni Sessanta di Dieter Rams e li si confrontano con quelli Apple di Jonathan Ive, non si può far a meno di notare la somiglianza della loro filosofia di design, che va oltre l’uso accorto dei colori, della selezione dei materiali, della forma dei prodotti», nei blog di tutto il mondo i commenti si sprecano. Si ammicca al dejà-vu, si denuncia la citazione, si parla addirittura di «gemelli separati alla nascita».


Lo stesso Gizmodo, lanciando la pietra, parlava di «un’influenza che permea ogni singolo prodotto Apple», di «ispirazione diretta» e di «omaggio» ai prodotti disegnati da Rams. Per arrivare a farne una questione di comandamenti. Attenzione però, ché il "settimo: non rubare" non c’entra nulla. Quello in questione è il decalogo del buon design di Dieter Rams. Dieci regole per la realizzazione di prodotti vincenti, dove si ravvisano nero su bianco quegli stessi principi di «onestà» e «semplicità» cui Jonathan Ive, ipse dixit, si dedica da sempre. Ma non è detto che quella di Ive sia una citazione. Almeno non secondo Fabio Verdelli, direttore del Centro ricerche Ied, professore di design e designer a sua volta. «Il design – dice – riflette sempre il proprio tempo. Rams e Ive operano in due momenti assolutamente diversi. Quindi anche i loro prodotti sono diversi. Essi hanno in comune la passione e un grande talento, e il tentativo di essere il più essenziali possibile. Non altro».


Ovvio che quando si vuol rimanere sull’essenziale, sostiene Verdelli, è facile che si rifacciano cose già fatte. E poco importa se la filosofia di Ive si sia o meno strutturata sugli insegnamenti di Rams: la forza del design di Ive non è nei principi di semplicità e di onestà, ma nella possibilità di lavorare con materiali di un certo tipo. «La sua genialità sta nell’impiegare le risorse di Apple in un design di grande qualità tattile e produttiva. Se riproponesse le stesse cose con materiali meno di qualità, lo stesso oggetto con la stessa forma sarebbe molto più spiacevole da guardare, da toccare».


Anche seguendo tutt’e dieci i comandamenti di Rams. E aggiunge: «Quel decalogo è un gioco di comunicazione. Nel campo della creatività non c’è, né può esserci, una "ricetta" per fare bene le cose o farle male. Ci sono designer che lavorano in una maniera completamente opposta a Rams, eppure fanno grande design».


È il caso dell’architetto Stefano Giovannoni. Chi ha visto i suoi lavori per Alessi sa bene che l’essenzialità non fa rima con la sua idea di design. Capita che per riconoscere in quello che ti trovi davanti un set sale e pepe avresti bisogno del libretto di istruzioni. Eppure, contrariamente a quanto sostenuto da Rams – secondo il quale i designers dovrebbero eliminare tutto ciò che non è essenziale per preservare gli oggetti dalla caducità delle mode – capita che quello stesso set, realizzato nel ’93, sia un prodotto tra i più venduti ancora oggi.Come Rams, anche Giovannoni è al centro dei dibattiti dei blogger. Qualche mese fa su designerblog.it compariva un post secondo il quale una sedia realizzata da Philippe Starck per Kartell fosse una scopiazzatura della sua Bombo Chair del ’99. Ma a suo dire non c’è nessuna analogia tra la due sedie. Così come ritiene che le somiglianze tra i prodotti di Ive e Rams siano una forzatura. «Nel valutare oggetti di design ciò che fa la differenza sono gli elementi legati alla tecnologia. Perché il design non è solo forma, non è solo disegno. Anzi è tutto fuorché disegno. Certo, è la prima cosa che si nota, ma le caratteristiche da considerare sono altre: il modo di costruire, l’utilizzo dei materiali, il modo di trarre ispirazione, la cura dei dettagli». Un mondo molto più profondo e ricco di quello "a prima vista".


Se davvero c’è un punto di contatto tra Ive e Rams, secondo lui, sta nel fatto che sia la Braun che la Apple si servono di strategie di produzione che coinvolgono tutta l’azienda, dal designer all’ingegnere al marketing. Ed è questo che determina la realizzazione di prodotti vincenti. «I loro prodotti, inoltre, hanno contenuti di una novità tale che rende inutile l’andarli a caratterizzare fortemente con il disegno. Come meravigliarsi che utilizzino entrambi un linguaggio basic?».

(Nòva, Il Sole-24 Ore, 6/3/08)

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