20 aprile 2008

Dean Karnazes "Ultramarathon Man"


Dean Karnazes racconta come è diventato, anzi, come ha scoperto di essere, un ultramaratoneta, quando cioè è entrato a far parte di quell'esclusivo club di coloro che possono dire di aver corso distanze più lunghe di una maratona. Lo fa con semplici ma efficaci racconti di performance che analizzate razionalmente hanno dell'incredibile: nel corso degli ultimi 15 anni ha macinato 200 km negli infernali 50 °C del deserto, una maratona al Polo Sud a meno 40 °C, 400 km consecutivi in 48 ore senza fermarsi e così via.
Ero molto prevenuto nei confronti di questo libro. Infatti non l'ho comprato, mi è stato prestato; pensavo di leggere le gesta di un pazzo esagitato. In realtà è l'appassionante ma consapevole racconto di un viaggio che dura da un paio di decenni attraverso se stesso, spinto oltre i propri limiti dal fuoco che gli arde dentro, nel tentativo di capire quanto oltre si può spingere l'essere umano, fino a dove arriva il corpo e da dove vale solo la forza di volontà, dove si fermano le gambe e si corre solo con il cuore.
La cosa che personalmente mi ha colpito di più è ovviamente la vicenda personale di questo "pazzo", che ha iniziato a correre per sfogarsi e liberare i demoni che lo tormentavano dopo la scomparsa di una persona cara, e che durante il giorno è un padre che accompagna le figlie a scuola, un marito, un manager d'azienda dalle nove alle cinque, e nelle restanti ore della giornata (soprattutto della notte, perché non vuole togliere prezioso tempo alla sua famiglia) e nel week end si permette di sottoporre il proprio corpo a sforzi sovrumani, impensabili per la quasi totalità del genere umano.
Come si fa il lunedì mattina a essere puntuali al lavoro dopo aver corso per due giorni di seguito fino a poche ore prima? Come si fa ad alzarsi alle quattro di mattina e correre per tre ore, tornare a casa, portare le bambine a scuola, andare al lavoro e poi correre ancora, alla sera? E' qualcosa che non si spiega soltanto dicendo "Questo è pazzo", c'è dell'altro. Non basta la spiegazione razionale, bisogna ovviamente coinvolgere la psiche e i suoi labirinti.

2 commenti:

  1. Anonimo11:52

    Ciao Gio91 di Anobii, bello il tuo blog, interessante la vicenda di questo ultramaratoneta, per me è un tipo particolare e un pò pazzo, un saluto Giorgio.

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  2. d'accordo sulla pazzia, ma tutte quelle ore passate a correre (o a fare surf o tutti gli sport che pratica) gli serviranno ben a qualcosa

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