...e si ricomincia malpensa saluto il Padre A330 mi stupisco dell’intrattenimento multimediale alitalia Habemus papam (★★★☆) + Into paradiso
(★★☆) + musica diffusa con le cuffie usa e getta e spaccaorecchie parto (stavolta a malpensa sono solo) in ritardo arrivo in anticipo (mah!) e finalmente sono al jfk di new york. 2h coda NON per controlli non ti guardano neanche ma per schedatura coda infinita impronte digitali con scanner di tutte e 10 le dita + foto.
togliere le scarpe. sempre!
air train fino a howard beach station che è a 1h di metro dalla 106ma e central park west, dove è ubicato l’astor on the park. primo impatto: l’america è fatta di immigrati che accolgono altri immigrati in un miscuglio di razze e vite. neri che parlano ispanico. quando usciamo dalla metro di merda ho central park da un lato al tramonto e palazzi di mattoni rossi dall’altro. se abitassi a ny probabilmente cercherei di stare vicino a central park. ovviamente ho la sensazione di averla già vista, questa città - dopo tonnellate di film e telefilm - e non sono ancora andato da nessuna parte. sono troppo stanco per scrivere mi si chiudono gli occhi. ho girato un’ora prima dentro il parco e poi attorno. niente cibo mi accontento un sandwich a un grocery ispanico e me ne torno in albergo. chiamo a., che sarà il mio compagno di viaggio a new york, per questa settimana.
[stupito negativamente dalla dotazione di accessori alitalia. calzini e mascherina una volta in economy erano in dotazione con la british ora in alitalia sono solo per la magnifica]
manhattan da ellis island |
11/9
niente sonno stanotte sarà stato il fuso orario sarà la cosa che russa come una segheria qui di fianco ma stamattina alle 4 ero perfettamente sveglio
[la cosa è a., nel senso che assomiglia al supereroe per stazza, > 150 kg e ovviamente si porta dietro una serie di problemi fisici. non cammina più di 10 minuti consecutivi senza sedersi, puzza come un caprone dopo ogni minimo sforzo (mi spiace ma è così), ogni tanto tiene chiusi gli occhi per un tempo che mi sembra interminabile, quando parla mi fa impressione mi sembra un invasato.]
vicino battery park |
colazione al caffè del turco all’angolo, diventerà un’abitudine, world trade center blindato (hey! ma siamo arrivati al decimo anniversario dell’attentato delle torri gemelle, toh che caso), riusciamo ad avvicinarci ma non più di tanto, è tutto transennato, wall street, battery park, statua della libertà, ellis island, battello di ritorno, battery park city, world trade torri 2 e 3, metro, albergo. giro turistico giorno 1 finito, uff!
“se non la smetti di frignare finisci in new jersey (o nel nj??)” dice una signora a un bambino. la sera stravolti facciamo un giro a times square e per non farci mancare nulla ceniamo all’hubba bubba shrimp co. - turismo kitsch all’n-esima potenza. è la città.
ground zero. si sbaracca dopo le celebrazioni |
12/9
[giornatina pesante, oggi. girare e stare con a. è oltremodo faticoso, se ne renderà conto anche lui. mi chiedo perché lo faccia, disoccupato da 6 mesi, a ny coi soldi contati - anzi, senza soldi, visto che nei prossimi giorni glieli dovrò prestare]
entriamo in central park. acqua terra erba sentieri viali piste ciclabili fontane scoiattoli piante animali alice in wonderland, fifth avenue rockefeller center st patrick’s, prime burger, grand central station, new york public library da fuori, bryant park - interessante, un francobollo di verde in mezzo ai giganti e la gente che cerca di appropriarsi di ogni singolo centimetro, anzi pollice, quadrato. prima saturiamo lo spazio accumulando edifici poi cerchiamo di scapparne. empire state building di sera e fuori, macy’s, ancora times square poi in hotel. adesso è qua di fianco e ancora non si è fatto la doccia ed è peggio di un aggressivo chimico. anche per come ci muoviamo, devo fare qualcosa ma non so cosa o come dirglielo.
prime burger. slj si beve una cosa dietro il bancone |
13/9
a.
ha deciso di dare forfait stamane, deve “riposare”, quindi in marcia da
solo. come era prevedibile, non ha una grande autonomia. pare sia
andato al parco e si sia fumato metà pacchetto di sigarette in due ore.
mah. manco si può fumare a central park.
ancora
5th avenue e lexington, apple store, ma il cubo è coperto, stanno
sostituendo i pannelli di vetro visita breve ma interessante. nazioni
unite in mastodontica fase di restauro, interessante anche quello. il
metropolitan ha una quantità di roba da riempire 4-5 musei. ne esco
stordito. per riprendermi gelato alla vaniglia guarnito alla frutta e
“passeggiata” di 40 minuti. taglio central park dove stanno allestendo
il palco per bocelli
e mi sparo 25 blocchi ho gli arretrati di ieri nelle gambe - senza
zavorra potrei girare a piedi all’infinito. serata al meatpacking
district. forse vediamo, se riesco ad accordarmi con l’amico.
times square |
per
fortuna ci andaamo perché chelsea + meatpacking sono molto
interessanti. molti ricchioni è la comunità
omosessuale di ny e per ora devo dire che le donne usa manco mi
giardano. la vanità ne risente. per 15 minuti in metro di fianco ad a. e
non riesco a respirare. mi sa che se se ne va a washington rimango qui.
l’idea di fare 2 ore e mezza in pullman di fianco a lui non mi attrae.
14/9
pomeriggio.
chiarimento con a. doloroso odioso ma necessario (odio fare queste
cose). gli ho spiegato che se continua a cambiare programma e mi dice
ogni momento cose diverse mi condiziona. io non sono il suo badante. mi
rendo conto di essere un poco brutale e insensibile, ho usato un minimo
di tatto. infatti domani me ne vado in giro da solo e lui cerca i
biglietti per spider-man il musical. così vediamo se evita pure quello.
tra l’altro, dice di essere disoccupato da maggio ed è arrivato a new
york con i soldi contati prestati. mah. ognuno ha le proprie priorità.
onu. aula dell'assemblea generale |
dall'empire state building |
15/9
stamattina
ad harlem da solo e màcino miglia, la popolazione afroamericana cresce
del 10% ogni 10 metri già dall’“ingresso” invisibile. qui ci sono delle
riserve, delle barriere invisibili. è una cosa che si nota anche
altrove, negli stati uniti. di ritorno da coney island la comunità russa
che sale sulla metro. spesso i neri indossano magliette di al pacino in
scarface. un criminale cubano interpretato da un italoamericano diventa idolo
dei neri.
ad harlem, hancock park,
0,067 acri. sembra una presa per il culo, è una aiuola, ma solo a me,
perché qui il rispetto per i parchi pubblici e storici lo prendono sul
serio, qualsiasi sia la dimensione. c’è tanto di targa di chi fa la
manutenzione (quattro piante rinsecchite e fiori agonizzanti), la black
women association.
un dripping di pollock al moma |
poi
columbia university. quando visito una città e mi capita di visitare
cimiteri o università mi chiedo che cazzo ci sono venuto a fare. ogni
volta. in metro fino allo yankee stadium che mannaggia è chiuso “per la
mia sicurezza” perché stanno smontando un palco di un concerto di ieri
notte. le cose che non si possono fare qui sono sempre “for your
safety”. domani. domani stocazzo, non ho voglia di tornare domani in
questo posto di merda (e invece...). negozio ufficiale yankees:
cappellino 45 $, pallina ufficiale 25 $. esco, mcdonald, bagno e milk
shake. solito gigantismo americano, il milk shake non è il solito frappè: è
un bicchierone riempito all’orlo su cui mettono panna montata finché ci
sta nel coperchio a cupola e un’amarena nella fessura per la cannuccia.
nient’altro?
mmminghiabbbroooklynnn, ponte di |
al
moma. biglietto gratis grazie a un pass di seconda mano. tutti i rothko
sono fuori per altre mostre. un po’ deluso + frastornato per la
montagna di arte moderna. fuori mi faccio dagli arabi (indefiniti) una
montagna di riso, insalata, carne di pollo e agnello, pita e salsa di
yogurt. anche gli immigrati (sul concetto di immigrati negli usa ci
sarebbe più di una riflessione da fare) si adeguano al gigantismo. 6 $,
meno di un piano del moma.
pomeriggio. programma interrotto dalla pioggia, in camera a cambiarmi per andare a vedere spider-man.
[vedo
samuel l. jackson da tutte le parti, da prime burger serviva caffè, il
giorno prima in un altro locale, e per strada. truman show all’n-esima
potenza.]
yankee stadium (dove si gioca il bèsbol) |
bello
che qui si possa fotografare qualunque cosa purché senza flash. in
effetti la proibizione assoluta sempre e comunque non ha senso, non è
per proteggere le opere, probabilmente è dettata da motivazioni
economiche. o forse nemmeno da quelle.
0.21.
di ritorno da spider-man. molto spettacolare, complesso. è il mio primo
musical. ho un solo problema con la struttura limitante del musical
strettamente narrazione-canzone-balletto. la gente qui come dappertutto è
molto variegata, e per venire a teatro si veste dall’elegante ai
bermuda. parecchi turisti. non mi è dispiaciuto lo spettacolo, ma è una
cosa divertente che non so se farò mai più. 70 dolla (pagato il prezzo
minimo).
davanti al guggenheim |
[a
parte qualche blackberry, il resto dei metropolitani ha soprattutto
iphone. credo di aver visto più della metà dei passeggeri che usava un
iphone 4, pochi altri aggeggi asiatici, i poveri col nokia e qualche
“vecchio” modello con tastiera fisica, motorola e simili. mi sembra che
qui nascano più facilmente mode e tendenze, come per i cuffioni “b” o gli auricolari bicolori
o come quelli che corrono col lettore mp3(/ipod/iphone) in mano, pochi
con la fascia da braccio. ma come si fa, manco fossimo nell’era
walkman.]
16/9
ground zero in costruzione |
[ancora ossessionato da figure ricorrenti. s.l. jackson dappertutto. e 50 cent, ma meno. oggi samuel-50 3-1]
[e
anche omosessuali. vedo omosessuali dappertutto. forse perché sono al
greenwich. un po’ è oggettivo, se vedi 2 uomini che si baciano, un po’
forse sono fissato io. ma secondo me no.]
[a questo proposito (a):
ho
avuto un’interessante discussione con a. circa il matrimonio
omosessuale - introdotta da lui, tra l’altro - oddio, interessante, è la
solita - in cui lui affermata che è una pagliacciata, che non vede
perché dovrebbero sposarsi, che “per loro, per il loro bene”
non dovrebbero fare una cosa del genere e poi “il boa di piume che
abbiamo visto a times square l’altra sera, mamma mia, ma che scherziamo”
e bla bla bla.
io al contrario dicevo che 1) a parte il fatto che il
boa rosa il tizio lo indossava unicamente per attirare l’attenzione
della gente perché doveva distribuire buoni sconto per uno spettacolo e
non era affatto detto che fosse “ricchione”; 2) a me che i gay si
sposino o meno non interessa, non sono affari miei e non vedo perché si
debba essere “noi” (inteso come società/opinione pubblica, indefinita
indifferenziata ed eterogenea) a decidere per “loro” (= omosessuali); 3)
non sono sposato, la mia famiglia sono io, non penso al mio matrimonio
etero (o presunto tale), figurati se mi prendo il disturbo di rendermi
parte attiva e impedire il tuo o il loro. al solito, non capisco quale
aspetto del matrimonio tra due persone dello stesso sesso infastidisca
così tanto. sono due uomini o due donne? e allora? per caso ti hanno mai
chiesto o pensi ti chiederanno mai di prendere parte alla loro vita
sessuale? quale parte della cerimonia, della relazione o della loro vita
amorosa/di relazione/di coppia non ritieni naturale? e anche se fosse,
perché il tuo parere dovrebbe contare al punto di negarglielo? cosa c’è
di più naturale di 2 persone che formano un nucleo famigliare? non
possono fare figli? tu quanti ne hai? questo/i ti dà/nno diritto gli
altri di formare una famiglia? perché a decidere delle sorti degli
omosessuali debba essere uno che per definizione (in teoria) non può
formare una famiglia, scopare e quindi fare figli? naturalmente, il
fatto che a. indossi un paio di occhiali che a me paiono da donna e che
usi un telefono di hello kitty e che sia contrario ai matrimoni gay non è
stato menzionato in quanto non pertinente. non sto aggiungendo
pregiudizi ai pregiudizi.
harlem |
the new york times |
a questo proposito (b):
gay anche afroamericani in metropolitana. è meno frequente incontrarne in giro]
bello
il ponte di mmminghiabbrooklynn, molto scenografico. peccato che a. non
abbia voluto vederlo perché “massì, ho già visto il golden gate a s.
francisco che è pure più bello, questo non mi interessa”. perché non gli
interessa il guggenheim? “massì, picasso ho già visto il museo a
barcellona”, anzi, “in spagna. modigliani? ho già visto la mostra a
milano, van gogh ho già visto il museo ad amsterdam, più o meno sono
sempre le stesse cose, no?” no. prima anche per little italy era
propenso a non venire perché non gli andava di infilarsi in mezzo alla
ggente e il casino e “tutteecose”. poi gli è venuta fame . il
metropolitan? “ho visto il british che è lo stesso genere anzi meglio e
pure gratis”. non mi è venuto in mente di proporgli il museum of sex
(anche perché non mi interessava, tanto è sempre la stessa cosa...),
sarebbe stato interessante sentire la sua risposta.
golden gate, san francisco. minchia se balla |
ri-prendo
la metro, al guggenheim scopro che chiude di lì a un’oretta e mezza,
bestemmia, decido che non mi basta, ci tornerò domattina, intanto a
piedi fino agli east docks di nuovo attraverso la 56ma fino al carl
shurz park (volevo sedermi sulla stessa panchina di ed norton) ri-torno a piedi sulla metro 4-5-6 fino alla 14ma, cena nell’east village, per la precisione fuori da otafuku
sulla east 9th street tra 2nd e 3rd avenue. seduto su una fioriera a
masticare un combo di takoyaki e yakisoba. la roba gommosa e dolciastra
attorno al polpo non è male. stranamente mi sono destreggiato niente
male con le bacchette. di solito dopo 8 secondo mi innervosisco e
infilzo il cibo con rabbia come se dovessi ucciderlo di nuovo.
sulla
via del ritorno entro in una gelateria “italiana” e mi prendo 1 cono.
come temevo non vale i SEI dollari e non sono soddisfatto. però ogni
tanto bisogna essere indulgenti con se stessi, e poi dopo il cibo
asiatico avevo il palato perplesso. per fortuna sulla quinta (a piedi
fino a union square e poi lungo broadway) vedo eataly e ho la buona idea
di entrare. il primo vero espresso dopo una settimana. 2 dollari spesi
bene.
alcatraz |
sulla
34th entro in metropolitana (altra buona idea) e torno in albergo. le
gambe ringraziano, oggi ho consumato le scarpe. e le spalle con la borsa
della macchina fotografica.
prima notte in albergo senza la cosa di fianco. stasera niente tappi.
17/9
giorno di trasferimento. ma anche di visite turistiche da ultimare.
guggenheim
museum, edificio incredibile, perfettamente studiato per ospitare
quadri e sculture di dimensioni piccole e medie. ma la mostra temporanea non è di mio gradimento.
whitney
museum, arte americana moderna e contemporanea, delusione.
da apprezzare anche questo edificio a forma di scala rovesciata. pranzo in metropolitana a raggiungere lo yankee stadium. sono testone e ho un conto in sospeso dall’altro ieri.
da apprezzare anche questo edificio a forma di scala rovesciata. pranzo in metropolitana a raggiungere lo yankee stadium. sono testone e ho un conto in sospeso dall’altro ieri.
la nebbia di sf |
saltato completamente brooklyn, vista solo attraverso i finestrini della metropolitana e la gente che saliva. grave mancanza.
bye bye new york. addio o arrivederci?
18/9
ho
perso la penna blu. spero sia in valigia, di questa ho perso il
cappuccio. ieri a ny ho fatto un casino con le metropolitane tra local
ed express, alla fine m’è toccato prendere il taxi per andare al jfk. 50
$ + mancia, tutto sommato onesto.
sono al jfk. questo aeroporto mi fa
cagare. altre 5,5 h di volo + 3 di fuso orario. qui programmano i voli
aggiungendo un’ora così non sono mai in ritardo. come in irlanda con i
treni. volo di 5,5 ore effettive, nel biglietto 6,5, così ce ne stiamo
20 minuti ad aspettare sulla pista una volta atterrati a s. francisco.
chinatown turistica |
arrivo
e vedo m. + f.!
sono contento di vederli e loro sembrano (ovviamente
contenti di vedere me, ma anche) felici di essere qui. il nastro dei
bagagli è fuori dall’area
riservata. fiducia nel prossimo, perché chiunque potrebbe entrare e
prenderli. boba tea, bernal heights salendo al buio su una cazzo di
collinetta panoramica, e siamo di notte. casa loro, doccia e nanna. sono
distrutto, avrei dovuto togliermi le lenti 6 ore fa.
city lights bookstore |
[giudizio
su new york: positivo. c’è molta roba da vedere atmosfera viva,
newyorchesi molto più aperti e socievoli e meno scorbutici di quanto mi
aspettassi in fila sulla metro attaccano bottone anche se non si
conoscono. viverci? ci sono stato troppo poco tempo per dirlo. di sicuro servono un bel po' di soldi per raggiungere una soglia di vivibilità minima.]
oggi
domenica giornata con m. f. e b. (k.) loro amico simpatico. andati a
marina al kite family day vento prato ci siamo costruiti un aquilone di
carta e l’abbiamo fatto volare + picnic + amici di b. (un po’ stronzi?) +
kite grosso di m. + f. divertente. un po’ bruciacchiati dal sole (almeno
yo) torniamo a casa + cena fuori con pizza gigante e 2 birre in mezzo a
una clientela di omosessuali sbomballati/e e tatuati/e.
19/9
moscone center |
accompagnato
m. al lavoro, f. mi porta a el camino (lincoln park) parto dalla 32ma
fino all’uss memorial costeggio ocean beach camminare in mezzo alla
natura col sole caldo e il vento fresco è decisamente piacevole (infatti
alla fine della giornata sarò ancora più rosso, soprattutto sul collo).
pranzo con un panino di safeway sull’oceano e le macchine che
sfrecciano sulla great highway alle spalle e i gabbiani che pretendono
minacciosi la loro parte del mio panino a non più di mezzo metro da me.
mi inoltro per golden gate park facendo in dentro e fuori (in&out)
e camminando per chilometri (facciamo una decina alla fine della
giornata). passo la pagoda cinese, japanese tea garden, museo scienze
naturali di renzo piano, de young museum ma tutto da fuori (sono stanco
di exhibitions devo disintossicarmi), esco, university of san francisco
(dei gesuiti?!?) starbucks chiama f. la raggiungo sulla 18ma parco
fricchettoni spesa cena andiamo a prendere m. iperattivo a mezzanotte
passata noi (io) che casc(o)hiamo dal sonno.
20/9
stanford university |
tram a sf |
[l’altro giorno a cena ho raccontato di f. a f. mah, speriamo bene]
21/9
oggi
in programma sfmoma. ma è chiuso il mercoledì. bestemmie, un’oretta al
bookshop, foto al moscone center omaggio inconsapevole a steve jobs,
yerba buena, giro nel financial district che non mi dice 1 cazzo, asian
art museum: molto interessante anche se forse un po’ dispersivo. l’idea è
quella di coprire TUTTA l’asia dal 300 d.c. a oggi. cagata alle
restroom (molto comode e pulite), riposino sull’aiuola di fronte tra il
museo e la city hall in mezzo agli hobo. pranzo nel centro commerciale
di fianco a bloomingdale’s, passeggiata su market street, starbucks,
giro turistico infinito sulla linea F (quella storica, dove girano i
tram arancioni e verdi di milano. a me sono capitati quelli di... uhm,
credo boston. o chicago. calata la sera si è alzato un vento gelido e
dalle colline è scesa una nebbia fitta abbassando di colpo la
temperatura. sembrava blob il fluido che uccide. adesso devo fare
attenzione che è quasi ora degli zombie, ieri sera ero in un negozio
quando è venuto buio, uscendo la città si è affollata di
ubriachi/tossici e gente che stava male/urlava/litigava o tutte e tre le
cose. prima di infilarmi nel bus ho avuto paura per la prima volta da
quando sono a sfr.
cazzo guardi |
slj: I. il guidatore del tram (afroam) interpreta il
suo ruolo nell’annunciare le fermate, le intersezioni, alzandosi per
far spostare la gente che sta in piedi muovendola in fondo alla vettura,
suonando se qualcuno gli taglia la strada ecc. sembra il battitore di
un’asta.
cena al pica pica su valencia prima di incontrarmi con f. da cha-ya nella stessa via.
c’è
questo che mi piace di qua. tendenzialmente tutti si parlano e sono
molto aperti e a nessuno interessa se metti i piedi sulla sedia o se ti
fai i cazzi tuoi o qualunque cosa fai, chi se ne importa se vai in
pigiama al coffee shop o alla lavanderia automatica è un problema tuo,
anzi non è nemmeno un problema, basta che non vìoli lo spazio vitale del
prossimo (circa 20 cm in usa?) tutto va bene.
banksy |
22/9
non
ricordo quello che ho fatto giovedì ah sì a piedi dal lavoro di m. fino
al pier 33 + traghetto 10 min per alcatraz. molto interessante, luogo
assolutamente inospitale a 1,5 miglia di acque gelide dalla terraferma e
sfr. si intuisce la vita dura dei carcerati, delle guardie e delle loro
famiglie. si ascoltano le storie delle rivolte, dei tentativi di fuga,
dell’apertura e chiusura del penitenziario, dell’occupazione dei nativi
americani nel 68 (1933-63 penitenziario). 26 dolla spesi bene
23-24/9
stanford + palo alto + arrivo c. e p. coppia angloitaliana di amici simpatici + simpatica serata tra amici (simpatia varia).
25/9
tombino patriottico |
di
sanfra le cose che mi rimangono di più sono anche qui i forti contrasti
tra ricchi e poveri, la gente che si fa le canne per strada, la
pendenza di certe vie. anche qui sono aperti, l’autorità in genere non
ti rompe i coglioni, anche se non hai rispettato le regole ma puoi
provare che poi ti sei redento o che non potevi fare altrimenti.
distributore di fiori in aeroporto. romantico |
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