19 maggio 2007

«La cura Di Bella è nociva», ma la lettera restò nel cassetto

(Il Sole-24 Ore, 19/5/2007)

La bocciatura senza appello per la «cura Di Bella» fu pronunciata il 30 dicembre 2005, ma pochissimi lo seppero. Il cocktail anti-cancro del professore modenese Luigi Di Bella ricevette la definitiva stroncatura ufficiale in una lettera inviata dall’allora presidente del Consiglio superiore di Sanità, Mario Condorelli, all’allora ministro della Salute, Francesco Storace. Uno stop in piena regola. Il gruppo di lavoro del Css sconsigliò una nuova sperimentazione e addirittura avvertì: «Potrebbe essere non solo inefficace, ma anche nociva per i pazienti, negando a essi (o procrastinando) l’accesso a farmaci anti-neoplastici di dimostrata efficacia». A maggior ragione in un momento nel quale «la terapia oncologica sta facendo progressi di grande rilievo». Questo documento, che sarà pubblicato la prossima settimana su «Il Sole-24 Ore Sanità», sanciva l’addio finale alla cura inventata dal "Dr Hope", Luigi Di Bella, nel frattempo deceduto nel 2003. La definizione di "Dottor Speranza" era del settimanale Newsweek, pronto, come tutti i giornali di lingua anglosassone, a recensire l’ennesima italica "voglia di miracoli.

Il Gruppo di lavoro del Consiglio superiore di Sanità «ritiene di non avere elementi che dimostrino l’efficacia della multiterapia Di Bella» e pertanto «ne sconsiglia una nuova sperimentazione clinica ministeriale». Questa «potrebbe essere non solo inefficace, ma anche nociva per i pazienti, negando a essi (o procrastinando) l’accesso a farmaci anti-neoplastici di dimostrata efficacia».
Il requiem per la cura anti-cancro inventata da Luigi Di Bella è contenuto in una lettera inviata il 30 dicembre 2005 dall’allora presidente del Consiglio superiore di sanità, Mario Condorelli, all’allora ministro della Salute, Francesco Storace (il testo del documento, mai reso noto, sarà pubblicato su «Il Sole-24 Ore Sanità» della prossima settimana).
Il professore modenese era salito agli onori della cronaca a ottant’anni passati, quando nel 1997 il pretore di Maglie intimò alla Asl competente di fornire gratuitamente a un malato i farmaci del suo metodo: un cocktail di somatostatina, vitamine e altre sostanze già usate in chemioterapia. L’ordinanza sollevò il polverone mediatico in seguito al quale, nel 1998, l’allora ministro della Salute, Rosy Bindi, ne autorizzò la sperimentazione ministeriale. L’esito fallimentare comunicato in novembre determinò lo stop a qualsiasi ulteriore test. Ma non alle polemiche, tenute in vita dai "fedelissimi" del professore, deceduto nel 2003, capitanati dal figlio Giuseppe.
Le pressioni indussero il ministro Girolamo Sirchia, nel 2004, a istituire il gruppo di lavoro del Css. Il documento conclusivo è quello inviato a Storace, che nel frattempo, appena nominato ministro, si era detto pronto a valutare la possibilità di inserire la somatostatina tra i farmaci rimborsabili dal Ssn.
Gli esperti oppongono un veto senza appello alla relazione trasmessa da Giuseppe Di Bella sui casi trattati. Il Consiglio, smantellando punto per punto le tesi dibelliane, stigmatizza proprio la casistica proposta: la relazione riferisce che «sui 161 pazienti esaminati, si sono osservati 139 casi positivi tra guarigione, stabilità e regressione, pari all’86,32% in assenza di effetti tossici di rilievo», ma il gruppo di lavoro non ha mai ricevuto le cartelle cliniche richieste.
«Il Dr. Di Bella — scrive Condorelli — insiste con cifre poco credibili sotto tutti i punti di vista e sembra non considerare che la terapia oncologica sta facendo progressi di grande rilievo (le piccole molecole, gli anticorpi monoclonali) e sta modificando le aspettative di vita di molti pazienti». E non basterebbe neppure uno studio prospettico serio e ben fatto a dimostrare la validità della Mdb. Serve la conferma, scrivono gli esperti, di più studi eseguiti «da ricercatori indipendenti».
Altrimenti non si può parlare di scienza. Ma di mera speranza.

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