18 marzo 2007

Tom Waits - Orphans (2006)


Ci vuole un po' per districarsi e orientarsi in questo cofanetto di inediti del Tom Waits. La qualità è alta, non è fuffa infiocchettata in mancanza di idee fresche. O meglio, non ho idea del grado di cottura attuale del cervello di Waits, ma questa roba è di prima scelta, non sta nei rispettivi dischi esclusivamente per "scelte artistiche", presumo. E i rispettivi dischi, o meglio le rispettive atmosfere sono Rain Dogs e Swordfish e un po' di Bone Machine per il primo cd (brawlers), ballate, piano bar e melodie strappalacrime (o ciucca triste, a seconda dei casi) di prima maniera (non in senso cronologico stretto) per il secondo (bawlers), più teatrale (nel senso più bobwilsoniano del termine) e "grotesque" berlinese per il terzo (bastards). Cinquantasei canzoni, ce n'è per tutti i gusti, a patto che si accettino le tinte forti e naif di Waits. Basta non fare indigestione, e gustare senza fretta. 3

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